Ddl Zan: un anno dopo la sua denuncia, il vaianese Omar Magnelli scrive una petizione al Parlamento Europeo
Un anno fa aveva denunciato pubblicamente quello che era costretto a subire. La solidarietà da parte di tutto il Consiglio comunale.
A un anno dalla sua denuncia pubblica in cui aveva raccontato cosa subisce da cinque anni, il vaianese Omar Magnelli (oggi 27 anni) ha deciso di scrivere una petizione al Parlamento Europeo dal nome "assenza di una tutela giuridica per le persone LGBT+ nello Stato italiano".
QUI IL NOSTRO ARTICOLO E VIDEO DI UN ANNO FA
Ddl Zan: un anno dopo la decisione di Omar Magnelli
"Un anno dopo la mia denuncia pubblica sugli episodi di omofobia da me subiti nel corso di lunghi anni, torno a scrivervi sempre in merito ai diritti e alla tutela delle persone LGBT+".
Inizia così Omar Magnelli che nelle scorse settimane ha inviato una petizione al Parlamento Europeo in merito al Ddl Zan.
"Questa volta l’argomento non riguarda soltanto me ma tutti noi che apparteniamo a questa comunità. Faccio, ovviamente, riferimento al disegno di legge relativo al contrasto dell’omo-bi-lesbo-trans-fobia, dell’abilismo e della misoginia la cui discussione è attualmente tenuta in ostaggio al Senato della Repubblica.
Questa legge di civiltà non può più aspettare e le piazze che sabato 15 maggio si sono riempite in tutta Italia per manifestare il proprio sostegno all’approvazione del DDL Zan ne sono la prova concreta. Ancora oggi, in questi momenti di discussione parlamentare, leggiamo di notizie di una discriminazione prepotente verso le persone LGBT+ (basti ricordare la storia della 22enne Malika, accaduta nella nostra Toscana, ripudiata dalla famiglia in quanto lesbica).
Occorre dare uno stop alla becera propaganda che le destre italiane stanno portando avanti, diffondendo fake news e alimentando il fuoco dell’intolleranza solo per mero opportunismo politico. È indispensabile che l’Europa invii un segnale deciso al nostro Paese come ha fatto con la Polonia, quando il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione che dichiara i Paesi UE zona di libertà per le persone LGBTIQ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali e queer) in risposta alla politica polacca di stampo omofobo messa in pratica dall’attuale governo.
Ecco perché, qualche settimana fa, ho deciso di scrivere al Parlamento europeo – che ha preso in carico la mia richiesta – affinché ponesse la sua attenzione sul clima di intransigenza che, in questo momento, il nostro Paese sta attraversando. Più volte le istituzioni europee si sono spese per una politica comune dove le persone non vengano discriminate a causa del loro orientamento sessuale e della propria identità di genere, proprio come dovrebbe essere in un qualsiasi paese del mondo. L’Italia non può sottrarsi a questa promessa, le istituzioni italiane non possono ignorare il fenomeno di omofobia crescente nutrito da alcune delle destre più sguaiate, sporcandosi le mani del sangue di tutte quelle ragazze e di quei ragazzi che non sono riusciti a sopportare il peso di un’intolleranza dolorosa. Chi grida alla fine della liberà o del mondo con l’approvazione del DDL Zan non capisce - o non vuol capire - che questa legge ha un solo scopo: impedire che tutti i cittadini siano discriminati per la loro natura. Non chiediamo molto, solo la possibilità di essere noi stessi."
La storia
Tanta la solidarietà arrivata a Omar Magnelli negli ultimi giorni dopo la sua denuncia alla stampa di quello che da anni subisce a causa del suo orientamento sessuale. Solidarietà anche dalla piazza e dai vicini di casa che proprio lunedì in tanti sono andati a bussargli a casa per esprimere il loro disgusto verso un atteggiamento che, come ha tenuto a precisare lo stesso Magnelli «non rispecchia quello che è Vaiano».
E la solidarietà è arrivata oltre che dai vicini e da tanti vaianesi, anche da tutte le forze politiche della Vallata, di maggioranza e opposizione.
«E’ sicuramente la cosa che mi ha fatto più piacere - ha evidenziato Omar Magnelli - in questa situazione così difficile. La solidarietà arrivata dai vicini, da tutta la piazza è stata anche inaspettata ma mi ha riempito il cuore. Tanto che abbiamo anche pensato di fare qualcosa insieme, ovviamente nel rispetto delle norme vigenti in materia di sicurezza sanitaria, ma pensavamo a una specie di aperitivo, un segnale forte e chiaro».
Perché anche con il suo racconto di questi giorni quello che ha voluto fare Omar è stato proprio mandare un messaggio forte e chiaro.
«Negli ultimi anni - ha raccontato lui - io e la mia famiglia ne abbiamo subite di ogni tipo: dalla macchina rigata e con le ruote bucate, all’urina gettata sulle persiane, alla tavoletta di un Wc lasciata davanti a casa, alle urla di “buo” e “frocio”. L’ultimo di questi episodi è accaduto ieri sera: un audio al grido di “froci” viene riprodotto sotto la finestra della mia camera, proprio mentre sono al telefono a raccontare come è andata la manifestazione pro-legge contro l’omofobia del giorno precedente. Inutile dirvi la vigliaccheria dell’autore che non si è fatto trovare, una volta aperte le persiane. Ma fortunatamente nelle mie vene scorre una volontà di ferro che non si lascia intimorire. Mi ringrazio ogni giorno di questo. Non so quante ragazze e ragazzi avrebbero subito tutta questa cattiveria senza andare in depressione o fare cose ben peggiori. Ma quanto dovrò aspettare prima che questo bullo “sconosciuto” passi dai dispetti alla botte? Veramente il nostro Paese vuole rimanere cieco davanti all’odio e alla discriminazione? Abbiamo bisogno di una legge che ci permetta di vivere liberi e di essere chi siamo senza timore di ritorsioni. Quando esco di casa non voglio più lasciare mia madre preoccupata perché qualcuno potrebbe notare i miei atteggiamenti effeminati e decidere di perseguitarmi. Abbiamo bisogno di sicurezza. Abbiamo bisogno di umanità. Abbiamo bisogno di vivere in un paese civile, dove amare il prossimo tuo non diventi una croce quando è del tuo stesso sesso».
Omar ha spiegato che combatte da sempre contro qualche atteggiamento omofobo, fin dalle scuole.
«Nel mio Istituto - ha spiegato - alle superiori, forse perché ero l’unico omosessuale dichiarato già all’epoca, sentivo spesso risate o battutine passando per i corridoi. Il peggio però è iniziato negli ultimi cinque anni. Forse perché non mi sono mai nascosto o tirato indietro, anzi, combatto le battaglie contro l’omofobia a testa alta. E così da quando sono diventato “più visibile” questi sono diventati dei veri e propri attacchi, con atti vandalici di ogni tipo che ho anche denunciato ai carabinieri ovviamente anche se si tratta sempre di denunce contro ignoti perché queste persone non hanno mai il coraggio di mostrarsi».