In Toscana nel 2022 oltre 1258 aggressioni a medici e operatori negli ospedali
La Regione: "Serve un piano per la sicurezza" e fa appello alle prefetture
Nell’ultimo anno in Toscana si sono contate 1258 aggressioni a medici ed operatori degli ospedali, di cui 935 verbali e 323 fisiche. Un dato probabilmente sottostimato, soprattutto quando l’aggressione è solo a parole. I pronto soccorso e i reparti psichiatrici sono i settori più esposti, ma si registrano aggressioni anche altrove. Le restrizioni alle visite in epoca Covid-19 hanno ridotto i numeri dei casi degli ultimi anni, ma sono state allo stesso tempo la causa di alcune aggressioni, da parte di chi provava a resistere ai protocolli di sicurezza.
Sono questi i numeri delle aggressioni in Toscana e la morte della dottoressa Debora Capovani alza ancora di più gli scudi. Ha lottato tra la vita e la morte la psichiatra e direttrice del reparto di Salute Mentale del Santa Chiara di Pisa.
L'azione criminale di Gianluca Paul Seung tra domenica 23 aprile e lunedì 24 2023. Ha preso a bastonate la dottoressa, 55 anni, mentre si è accasciata per togliere il lucchetto dalla bicicletta.
Adesso la Regione pensa a un piano di sicurezza nei reparti più a rischio
La Toscana negli ultimi due anni si è mossa definendo precise linee di indirizzo per prevenire e gestire gli atti di violenza. Adesso, però, bisogna fare presto. Sotto la lente di ingrandimento i reparti più a rischio. I pronto soccorso, le guardie mediche, quelli della salute mentale fino ai Serd, che si occupano di tossicodipendenze.
«Un fenomeno a cui occorre rispondere una duplice risposta – ha detto l’assessore al diritto alla salute della Toscana Simone Bezzini – da un lato la prevenzione, educando i cittadini alla scelta del rispetto, affidandosi con fiducia alle cure dei professionisti e collaborando per un’assistenza rapida e di qualità, migliorando ed omogeneizzando i livelli di sicurezza nelle strutture sanitarie, e dall'altro con la gestione e il monitoraggio di ogni singolo episodio. Non possiamo e non vogliamo militarizzare gli ospedali ma insieme agli operatori dobbiamo capire cosa è più utile per innalzare il livello di sicurezza»
I dati in Italia
Gli episodi di aggressioni a operatori sanitari e sociosanitari, soprattutto, nei pronto soccorso, sono un fenomeno in crescita. Nel triennio 2019-2021 sono stati più di 4.800 i casi codificati dall’INAIL come violenze, aggressioni, minacce e similari nei confronti del personale sanitario e socio-sanitario, con una media di circa 1.600 l’anno, ma sono sicuramente di più, dato che a volte non vengono denunciati dalle vittime. La maggior parte avviene in case di cura e ospedali e a essere più colpite sono le donne.
L'ordine dei medici Firenze: «Servono azioni concrete»
«Il primo pensiero va a Barbara Capovani, aggredita barbaramente fuori dall’ospedale in cui lavora come psichiatra, ai suoi figli e alla sua famiglia. Il secondo pensiero è una domanda molto amara: quanto tempo ancora ci vorrà per far capire a tutti che il medico è un alleato e non un nemico del paziente?».
Il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoriatri di Firenze, Pietro Dattolo, esprime così vicinanza alla famiglia e ai colleghi di Barbara Capovani, la psichiatra aggredita fuori dall’ospedale di Santa Chiara a Pisa.
«Poco più di un mese fa - ricorda Dattolo - avevamo rilanciato l’allarme sulle aggressioni ai colleghi in occasione della Giornata nazionale contro la violenza nei confronti degli operatori nazionali. Una piaga italiana di cui la Toscana è tutt’altro che esente. Purtroppo la sensazione è che le nostre parole, come quelle della nostra Federazione nazionale, siano state portate via dal vento. Sono troppi gli allarmi inascoltati, non solo il nostro.
Servono - conclude Dattolo - iniziative concrete per permettere a medici e infermieri di poter lavorare in sicurezza, iniziative da concordare con la Prefettura e le direzioni Asl, e serve soprattutto un grande lavoro culturale, di sensibilizzazione, per far capire ai pazienti che noi siamo dalla loro parte, non contro».
Condanna da parte di Pasquale D'Onofrio e Patrizia Fistesmaire, segreteria medici e dirigenti SSN FP Cgil
«Un atto inqualificabile nei confronti di una professionista nell’esercizio delle proprie funzioni - hanno detto - Un atto vile nei confronti di una donna. Sono proprio le donne, infatti, a subire spesso queste violenze sul lavoro, retaggio culturale che emula le pulsioni della società. Il fatto che una donna, una professionista nell’esercizio della propria funzione, venga massacrata deve aprire una profonda riflessione nelle istituzioni locali e regionali.
Chiediamo all’azienda e alla Regione di tutela nell’azione legale e costituirsi parte lesa al fianco della collega».