Basta selfie

I volti del Comune di Prato protagonisti di un set fotografico in stile ottocentesco 

I ritratti sono opere del fotografo Carlo Gianni

I volti del Comune di Prato protagonisti di un set fotografico in stile ottocentesco 
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L'idea è quella di rivalorizzare il ritratto fatto dal professionista, in tempi dove i social hanno ormai sconvolto la pratica fotografica

In questi giorni, Carlo Gianni, fotografo professionista dal 1976, è alle prese con l'esecuzione di alcuni ritratti degli "inquilini" del Comune di Prato, con una tecnica ottocentesca a posa lunga, in una sala allestita a studio in Palazzo comunale.

I volti del Comune di Prato protagonisti di un set fotografico in stile ottocentesco

L'obiettivo del progetto è quello di realizzare delle fotografie statiche e serie, come avveniva negli studi fotografici del 19° secolo.

Un ritratto in cui il soggetto possa riconoscersi, versatile e "per la vita", che rivalorizzi la cultura del ritratto fatto dal professionista, curando tutti gli elementi utili alla sua realizzazione, in tempi dove i social media e i "selfie" hanno sconvolto la pratica fotografica.

In cambio della disponibilità ad essere fotografati, ai soggetti viene regalato un file contenente le loro foto e successivamente, con il patrocinio dell'assessorato alla Cultura, alcune di queste verranno esposte in una mostra, per la quale il fotografo spera di coinvolgere anche le diverse realtà pratesi e altri rappresentanti della vita cittadina.

"Nell'Ottocento i fotografi non avevano la possibilità di fare istantanee perché le pellicole avevano una bassa sensibilità, le luci erano deboli e di conseguenza le pose a volte duravano anche un minuto intero, in cui la persona doveva stare immobile per evitare che la fotografia venisse mossa - afferma il fotografo Carlo Gianni -.

Il concetto è proprio quello: un'immagine statica che la rende seria, ma è il ritratto che ti porti dietro tutta la vita, esattamente come i quadri di un tempo. Se il soggetto si piace e si sente riconosciuto in quel ritratto, è chiaro che lo utilizzerà anche in futuro, perché è quello che lo rappresenta".

I grandi fotografi dell'Ottocento utilizzavano infatti la tecnica della camera oscura per realizzare i ritratti in studio, ossia una stanza buia in cui veniva posizionata una macchina fotografica.

Davanti ad essa veniva posizionato il soggetto, illuminato da una fonte di luce (solitamente una candela o una lampada a petrolio), la cui posa veniva poi fissata su una lastra di vetro o una pellicola fotografica.

I ritratti erano molto popolari all'epoca, poiché consentivano di ottenere immagini nitide e dettagliate del soggetto, ma la tecnica era costosa e richiedeva molto tempo, quindi solo le persone benestanti potevano permettersi un ritratto di questo tipo.
Inoltre, la posa doveva essere rigida e statica per evitare errori e il soggetto doveva perciò rimanere immobile per molti minuti.

In generale, la lunga durata dei tempi di posa, la necessità di rimanere immobili e la posa formale, sono stati elementi che hanno contribuito a creare un'espressione intensa nei ritratti del XIX secolo.

Ed è proprio quell'espressione intensa che il fotografo Carlo Gianni ricerca nei suoi soggetti.

Nel 2016 era stato realizzato con l'aiuto di Furio Vinattieri, titolare del negozio Marty di via Fratelli da Maiano, un libro con i ritratti dei clienti di quest'ultimo, affiancati da testi di fantasia che raccontavano una storia immaginaria delle persone raffigurate in foto.

Sulla stessa linea, oltre alla mostra, in questo caso in programma c'è anche un libro con i ritratti dei medici del reparto oncologico dell'ospedale di Careggi e un altro con il personale del Comune di Prato.

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