Schmidt ineleggibile? Una norma mette i bastoni tra le ruote alla sua candidatura a sindaco di Firenze
In base all’articolo 60 del Tuel non può concorrere alla carica di sindaco chi in un’amministrazione dello Stato svolge, fra le altre, "funzioni di direttore generale o equiparate"
Lui per adesso non parla. Trincerato dietro un mutismo, che non lascia trasparire niente. O meglio, il silenzio di Eike Schmidt, descrive al meglio questa nebulosa situazione della candidatura alle prossime elezioni amministrative di Firenze con il centrodestra.
E se nell'ala centrosinistra, tutte le varie anime che la compongono, sempre che la strada sia in discesa in vista del 9 giugno, il centrodestra è ancora nella fase del concepimento dell'embrione. O meglio, il nascituro avrebbe un nome ormai già da tempo e sarebbe quello di Eike Schmidt, già direttore degli Uffizi, adesso al Capodimonte a Napoli, naturalizzato italiano poco prima della fine del suo mandato nella città gigliata.
Proprio prima di lasciare Firenze, Schmidt aveva assicurato che i nodi si sarebbero sciolti dopo le festività. Ma forse si è dimenticato di dire quali.
Pasqua? O il 25 aprile? E' evidente che la questione non è cosi semplice. Ma il nome del tedesco Eike il centrodestra lo vorrebbe a tutti i costi. E sembra sia l'unico modo per espugnare il fortino rosso in Palazzo Vecchio.
Nei giorni scorsi era sceso in campo anche il ministro Sangiliano sostenendo che "tutti hanno il diritto di candidarsi". Ma sembra che la questione, più che di volontà - dato che l'ex direttore delle Gallerie si era detto pronto per fare il pendolare tra Napoli e Firenze - sia giuridica.
"In base all’articolo 60 del Tuel - scrivono dall'edizione fiorentina de La Repubblica - non può concorrere alla carica di sindaco chi in un’amministrazione dello Stato svolge, fra le altre, «funzioni di direttore generale o equiparate». Esattamente quelle che l’uomo di Friburgo esercita ormai da anni sul suolo patrio".
Insomma, legge alla mano, "per far cessare la causa di ineleggibilità, Schmidt dovrebbe quindi dimettersi - scrive ancora Repubblica - essere revocato dall’incarico o collocato in aspettativa non retribuita «non oltre il giorno fissato per la presentazione delle candidature», ovvero entro un mese dalla data delle elezioni. Ma se le prime due ipotesi sono considerate irricevibili — se sconfitto l’aspirante primo cittadino perderebbe tutto — la terza è invece ritenuta praticabile".
Una forzatura?
Secondo la giurisprudenza, "l’aspettativa non può essere concessa in presenza di un incarico a termine", scrivono ancora da Repubblica.
Insomma, una vera corsa contro il tempo. O meglio, una vera corsa per trovare la formula migliore e far salire Schmidt fino a Firenze.