A Prato in campo la "protezione civile parallela": la comunità cinese soccorsa dai connazionali
L'associazione Ramunion, difatti la protezione civile cinese, ha fornito aiuti alla comunità cinese di Prato per l'alluvione
Tra le zone più colpite dall'alluvione in Toscana dei giorni scorsi vi è anche la città di Prato. Luogo dove sorge una delle più grandi comunità cinesi di Italia e non solo, i cui spazi sono anch'essi stati trasformati in una vasta distesa di acqua e fango.
Ramunion, la protezione civile cinese
Alle difficoltà incontrate dalla comunità cinese di Prato ha risposto presente Ramunion, branca dell’associazione che in Cina interviene nelle situazioni di emergenza appena dopo l’esercito, svolgendo di fatto il ruolo della nostra protezione civile. Finanziato e controllato dal governo di Pechino, a Prato ha la sua sede italiana e europea.
Nei fatti, a Prato si è assistito al lavoro di una vera e propria protezione civile parallela. Gli abitanti cinesi si sono infatti rivolti esclusivamente a Ramunion per i soccorsi degli ultimi giorni. Motivi da rintracciare in una mentalità restia a chiedere aiuto alla quale si aggiunge la barriera del linguaggio. Tanti ancora i cinesi presenti in città che non conoscono l'italiano a fondo e non sono riusciti a farsi comprendere dal 112.
"Il problema principale è proprio la lingua — ha ammesso Francesco Rotunno, vice presidente di Ramunion, a La Repubblica — anche se chiamano i soccorsi non si riescono a intendere. Servirebbero dei mediatori linguistici nelle centrali operative, almeno nei momenti di emergenza. Inoltre i cinesi si vergognano a chiedere aiuto perché in Cina non ce n’è bisogno, il governo interviene subito. Qui si sono sentiti abbandonati".
I soccorsi alla comunità cinese
Per questo Ramunion Italia, nelle persone di Luca Zhou, il presidente, e Francesco Rotunno, il vice presidente, è stata attiva fin dai primi momenti per portare aiuto alle circa 8-9 mila famiglie cinesi in difficoltà fra Prato e le zone limitrofe.
La comunità cinese invia i propri SOS su WeChat - il social media simile a WhatsApp usato in Cina - e le richieste arrivano alla protezione civile cinese. Cibo, acqua e interventi di salvataggio con i gommoni. Questi sono solamente i bisogni principali degli ultimi giorni. Ramunion chiede aiuto dall'Italia e la sede centrale dell'associazione, ad Hangzou, risponde provvedendo a tutto il necessario.
Il problema del post alluvione
Tanti inoltre i capannoni nelle zone industriali finiti sotto l'acqua per l'esondazione dell'ombrone. Tanti i materiali, i macchinari, i documenti, andati distrutti e travolti dalle correnti.
"Questo sarà il grande problema del dopo alluvione — ha proseguito Rotunno al quotidiano —. I cittadini cinesi vivono solo di queste attività. Loro non conoscono la legge italiana, non hanno idea dei risarcimenti. I cinesi ci metteranno i loro soldi. Inoltre molti lavoratori sono a nero e non utilizzeranno gli ammortizzatori sociali. Non si tratta di un mistero".