Ennesimo caso

Aggressione al pronto soccorso di Follonica: 30enne minaccia medici e infermieri: "Vi uccido tutti"

L'ordine degli infermieri richiede più postazioni di sicurezza

Aggressione al pronto soccorso di Follonica: 30enne minaccia medici e infermieri: "Vi uccido tutti"
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Tanta paura e una infermiera sotto choc ricoverata in osservazione al pronto soccorso dell’ospedale di Grosseto, per fortuna già dimessa. Sono queste le conseguenze dopo l'ennesimo caso di violenza contro il personale sanitario, successo la notte tra il 25 e il 26 aprile 2023.

Il protagonista è un uomo di 30 anni che si è presentato al pronto soccorso di Follonica, in provincia di Grosseto, con il volto tumefatto. Viste le condizioni il personale sanitario ha deciso di chiamare i carabinieri. Sembra sia stata questa la causa per cui il 30enne ha minacciato verbalmente due infermieri e un medico. "Vi uccido tutti", avrebbe detto mentre il personale medico lo stava medicando. Ennesimo caso. E tutto fa ritornare alla mente l'omicidio a Pisa di Barbara Capovaniammazzata da un suo ex paziente.

«Siamo tutti scossi e indignati per questo ennesimo e grave episodio di violenza contro il nostro personale – ha detto Simona Dei, direttrice sanitaria della Asl Toscana sud est – A nome anche di tutta la direzione voglio esprimere la vicinanza e solidarietà a chi ha subito questa violenza assurda. Purtroppo da tempo – ha proseguito - stiamo assistendo ad un susseguirsi di aggressioni nei confronti di medici, infermieri e operatori sanitari, ma episodi di violenza sono segnalati anche su avvocati e insegnanti, quindi un fenomeno che riguarda diversi settori della società civile.

In tutti questi casi violenza verbale e fisica non sono altro che due facce della stessa medaglia. Il nostro poi non è un problema solo della sanità – ha ammonito la direttrice sanitaria - Le aggressioni e le violenze negli ospedali e nei luoghi di cura riguardano tutte le istituzioni e bisogna lavorare insieme per evitare il ripetersi di fatti dolorosi e tragici come l’omicidio della dottoressa Capovani a Pisa. Siamo amareggiati, ma anche orgogliosi della grande squadra di professionisti che ogni giorno, malgrado questi episodi  svolgono il proprio lavoro con passione e competenza per garantire il diritto alla salute di tutti».

Ordine degli infermieri: «Ci costituiremo parte civile»

«Ci siamo messi immediatamente in contatto con le colleghe – dice il presidente di Opi Grosseto Nicola Draoli – per accoglierle e sostenerle. Questa è una situazione che ormai, purtroppo, fa parte del quotidiano. Stiamo verificando se ci sono le condizioni per costituirci parte civile, perché questa ennesima aggressione dimostra che non si può pensare che siano episodi singoli di violenza ai danni di singoli malcapitati, ma si tratta di un’aggressione ai danni dell’intera professione e del sistema sanitario.

Gli infermieri, e i sanitari più in generale, non possono vivere la sensazione continua di essere alla mercé di chiunque si avvicini a un posto di cura con intenzioni bellicose, senza protezione - ha aggiunto Draoli -  è quella che, psicologicamente, è molto pesante da affrontare e a cui bisogna porre rimedio, anche perché spesso questi episodi riguardano quasi esclusivamente, come in questo caso, personale femminile risultando ancora più violenti ed odiosi.

Auspichiamo– ha continuato il presidente dell'ordine degli infermieri di Grosseto – che vengano messi in essere, anche in vista dell’estate e almeno per il periodo notturno, delle postazioni di sicurezza, soprattutto in quei presidi che più sono a rischio per il numero ridotto degli operatori presenti e per l’isolamento, anche fisico, in cui si trovano. Il punto di primo soccorso di Follonica è certamente uno di questi luoghi, perché ha registrato un numero di aggressioni ed episodi violenti che iniziano a diventare importante. Qui il personale presente in servizio è di poche unità e soprattutto durante la notte, è un presidio che tende ad essere isolato.

Per questo l’auspicio che facciamo è quello che sia istituito un servizio di vigilanza che permetta a professionisti e operatori sanitari di sentirsi al sicuro nello svolgimento dei loro compiti che sono a servizio delle persone».

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