L'evento

Le urla ed il dolore di un’infanzia difficile prima della Rinascita: a Lastra a Signa va in scena “Inferno”,  l'omaggio al maestro Antonio Manzi 

Si terrà venerdì 24 febbraio alle 21, al teatro delle Arti di Lastra a Signa, “Inferno” di Andrea Bruno Savelli, dedicato al maestro Antonio Manzi e prodotto dalla Fondazione Accademia dei Perseveranti.

Le urla ed il dolore di un’infanzia difficile prima della Rinascita: a Lastra a Signa va in scena “Inferno”,  l'omaggio al maestro Antonio Manzi 
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Le urla ed il dolore di un’infanzia difficile prima della Rinascita: a Lastra a Signa va in scena “Inferno”, l'omaggio al maestro Antonio Manzi

Il dolore, le urla, i mostri ed i demoni di un’infanzia difficile trascorsa all’interno dell’Istituto medico pedagogico per minorati psichici “Umberto I” quando a mancare erano soprattutto le carezze della mamma. E poi il desiderio di rinascita, le forme lievi e rotondeggianti della “ballerina” quando la solitudine e la disperazione di quegli anni trovarono nuovi spiragli di luce.

Andrà in scena venerdì 24 febbraio alle 21, al teatro delle Arti di Lastra a Signa “Inferno” di Andrea Bruno Savelli, dedicato al maestro Antonio Manzi e prodotto dalla Fondazione Accademia dei Perseveranti. L'ingresso sarà libero ma con prenotazione con la partecipazione del Consiglio regionale della Toscana.

Uno spettacolo tra parole, poesia, proiezioni, musica e danza per rendere omaggio al percorso di un artista straordinario, nella ricorrenza dei suoi 70 anni.
Lo spettacolo condurrà il pubblico alla scoperta della vita e delle opere di Antonio Manzi, maestro eclettico e tormentato, dagli anni turbolenti della giovinezza al museo intitolato a suo nome a Campi Bisenzio, fino all’autoritratto donato al Corridoio Vasariano della Galleria degli Uffizi. Protagonisti in scena, le parole di Manzi, le sue sculture, i suoi dipinti e la danza, così simile alla sua pittura.
Sul palco, insieme alle parole di Manzi sapientemente raccolte da Savelli, vi saranno le sue sculture e i suoi dipinti, i versi di poeti affini alla sua sensibilità, da Campana a Baudelaire, oltre ai colori vibranti che tanto gli sono cari. Ed è in base a questa relazione fortissima con la danza, quasi un convivio di demoni nelle opere giovanili, per poi trasformarsi più avanti in un turbine di colori che sono state create le coreografie originali a cura di Lara Favi.
Un viaggio dantesco attraverso l’arte, potremmo dire, che, purificato dai demoni, consacra l'artista in tutto il mondo.

“Sarà una grandissima emozione ritrovare il pubblico di Lastra a Signa – ha confessato Manzi – spesso si dice che non vi è mai un profeta in patria ed invece la comunità lastrigiana mi ha sempre apprezzato. Per tanti anni ho vissuto e lavorato a Lastra a Signa ed è lì, a partire dalla trattoria Sanesi, che ho iniziato a farmi interprete dei malesseri e degli incubi del Novecento iniziando il mio camminino verso la piena consapevolezza".

A Firenze, presso l’istituto Umberto I, il maestro, allora adolescente, aveva scoperto la sua naturale predisposizione all’espressione creativa e negli anni successivi trovò, proprio nell’arte, la sua liberazione, sperimentando un linguaggio universale che l’ha portato a spaziare tra i mali di una società sofferente ed irrequieta, cogliendo sempre spiragli di luce.

“A Lastra a Signa, con i miei primi disegni quando avevo appena 14 anni – ha continuato Manzi – riuscii fin da subito, col mio segno, a rompere l’accademismo ed imprimere la mia forte personalità come nelle tele del “Gobbo” quando iniziò la fase che poi ho definito “il periodo rosso”.

Un cammino artistico che ha trovato negli abitanti di Lastra, cittadini attenti e curiosi, che non mi hanno mai boicottato ed anzi mi hanno invitato a continuare la mia ricerca personale nella sofferenza.
A credere nella mia arte, insieme a tantissimi lastrigiani, fu  fin da subito don Norberto Poli, all’epoca parroco della Chiesa della Natività – ha proseguito il maestro – che mi commissionò la realizzazione del Crocifisso".

Per il maestro la realizzazione di quell’imponente Crocifisso bronzeo, alto tre metri che ancora oggi, a distanza di molti anni, emoziona chiunque entri all’interno della parrocchia, rappresentò la vera “laurea artistica”, la prima, importantissima consacrazione di un artista che ha esercitato 14 tecniche diverse, tra futurismo e cubismo, tra surrealismo ed espressionismo, per rimare, sempre e comunque, pienamente se stesso, con il suo segno inconfondibile e la forza potente della sua poetica capace di arrivare dritta al cuore di tutti.

“Oggi – ha continuato Manzi – i mostri ed i demoni che rappresentavo in adolescenza sono diventati degli angeli, i demoni si sono allontanati ma io non ho mai perso la mia identità rimanendo fedele a me stesso. Per questo sono davvero grato che lo spettacolo “Inferno”, già andato in scena lo scorso anno a Campi Bisenzio, possa essere replicato a Lastra a Signa, un paese che mi ha dato tanto ed ha contribuito in modo formidabile a sviluppare il mio percorso umano ed artistico.

I ringraziamenti, mai formali ma davvero sentiti, vanno al direttore del teatro Gianfranco Pedullà, alla sindaca Angela Bagni e ad Andrea Bruno Savelli".

Quella di Manzi è un’arte da sempre capace di superare i mali, farci riflettere, riscoprirci e ritrovarci. Nella sua arte non si coglie, subito e d’impeto, il segno dell’artista ma anche (e soprattutto) la mano di Dio.

D’altronde, quando si ammirano le opere del maestro non troviamo soltanto materia, un pezzo di marzo, di bronzo o una tela dipinta, ma notiamo, subito, qualcosa di più grande, capace di toccare il cuore ed elevare l’animo.
E’ questa la grandezza di un artista che, pur nell’inquietudine, riesce sempre a riportarci all’amore che ci ha creati, alla Misericordia che ci salva ed alla speranza che ci attende.

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