Da Margine Coperta al Nizza, la storia di Farioli il Nageslmann italiano
Ha iniziato sui campi della Valdinievole, poi il Qatar, la svolta dell'incontro con De Zerbi e una laurea in filosofia
Lo chiamano il Nagelsmann italiano, ha 34 anni e da questa stagione siederà sulla panchina del Nizza, in League 1 in Francia, la massima divisione nazionale di calcio.
Il suo nome è Francesco Farioli, toscanissimo nato in Garfagnana a Barga e cresciuto in Valdinievole a Massa e Cozzile, il paese dove da oltre 50 anni, la Polisportiva Margine Coperta, che prende il nome della piccola frazione alle porte di Montecatini Terme in provincia di Pistoia, sforna piccoli campioni del pallone.
Su questi campi sono cresciuti, tra gli altri, l’indimenticato “Chicco” Pisani, gioiello dell’Atalanata morto prematuramente per un incidente stradale, Giampaolo Pazzini, Giacomo Bonaventura e una lista lunga di professionisti di questo sport. Tra questi, oggi, entra d’obbligo anche Francesco Farioli che a Margine Coperta ha giocato come giovane portiere di buone speranze e successivamente come preparatore dei futuri difensori della porta di calcio. Qui Francesco ha iniziato a bruciare le tappe, grazie a talento, studio ossessivo del calcio e quella formazione universitaria in filosofia che gli ha insegnato ad approfondire questo sport da un punto di osservazione diverso dalla massa.
La conferenza stampa di presentazione di Farioli al Nizza
Che fosse un ragazzo diverso dagli altri, probabilmente un predestinato, si era visto subito. Aveva capito la forza dei social network e della comunicazione digitale quando aveva presentato il suo Progetto portiere - Nati per volare. Un approfondimento del ruolo del portiere con tecniche di allenamento rivoluzionarie che hanno fatto il giro del mondo.
Poi c’è la passione per i grandi pensatori della storia, primi fra tutti Kant e Socrate, ma anche le letture di Massimo Recalcati e Umberto Galimberti. Ma le passioni, per Farioli, devono sempre diventare traguardi e infatti in bacheca c’è la laurea in filosofia: "Filosofia del gioco, estetica del calcio e ruolo del portiere", tesi che gli ha permesso di chiudere il percorso di studi all’Università di Firenze.
Nel calcio i suoi riferimenti sono Guardiola, De Zerbi (con cui ha collaborato al Sassuolo), Bielsa. Le ultime due stagioni ha allenato nella serie A turca: da marzo a dicembre 2021 è stato alla guida del Karagumruk e successivamente (da dicembre 2021 a febbraio 2023) ha guidato l’Alanyaspor, con cui ha stabilito il record di punti nella storia del club. Ma la sua indole da giramondo era iniziata nel 2015 quando Farioli era entrato a far parte dell’Aspire Academy in Qatar, centro nato per la formazione di giovani del posto in vista dei Mondiali del 2022, dopo aver allenato i portieri alla Fortis Lucchese e alla Lucchese. Il suo rientro in Italia si deve a una telefonata di Roberto De Zerbi, che, stupito da un’ analisi del Foggia, lo chiama al Benevento nel 2017. Una collaborazione proseguita nel Sassuolo, ufficialmente da preparatore dei portieri, ma in sostanza come collaboratore a 360 gradi.
Alla Gazzetta dello sport ha dichiarato: “Lo spazio che ho avuto con De Zerbi non lo avrei potuto trovare con nessun altro, per quanto mi ha dato e consentito di mettere sul tavolo”. Poi, sempre in un’intervista per la rosea, ha spiegato i principi della sua filosofia (appunto, sempre quella) di calcio: “La prima cosa che ho detto ai giocatori: il piano A è molto molto chiaro, il piano B non esiste. Quindi facciamo bene quel che sappiamo fare. Esistono poi la strategia di gara, gli adattamenti, la flessibilità. Sono un integralista, sì, ma sono anche un amante dell’aggiustare le cose in base all’avversario. Me lo ho insegnato Darwin: Chi non si evolve rischia di estinguersi”.
Andrea Spadoni