Signa, «Il nuovo museo tra tradizione e modernità»
L’intervista in anteprima all’architetto Salvatore Spataro che ha firmato il progetto del nuovo allestimento del museo della Paglia.
Finalmente ci siamo (o quasi). Dopo la lunga riqualificazione dell’ex caserma dei Carabinieri, nelle prossime settimane inizieranno i lavori per realizzare il nuovo allestimento del Museo della Paglia e dell’intreccio firmato da un professionista d’eccezione, l’architetto Salvatore Spataro, che da molti anni si occupa di progettazione in ambito residenziale, ricettivo e di product design. In vista dell’attesa apertura del nuovo spazio museale abbiamo rivolto alcune domande al progettista che ha ideato l’allestimento.
In passato, nei suoi precedenti lavori, aveva mai curato l’allestimento di un museo e come ha affrontato la sfida di ridisegnare il nuovo museo di Signa?
«In passato mi sono occupato di spazi espositivi durante alcune fiere di settore ma questo è il mio primo progetto museale. Ho accolto questa sfida con entusiasmo, orgoglio e senso di responsabilità. Sono consapevole dell’importanza che questo museo riveste non solo per la comunità di Signa ma anche a livello regionale e nazionale. E’ stato molto importante il clima di collaborazione che si è creato sin dall’inizio nel 2018 con il Sindaco Giampiero Fossi (allora assessore), la direttrice del museo Eleonora Tozzi, la presidentessa dell’associazione Angelita Benelli e i Rup che si sono susseguiti. Tengo a precisare che durante le fasi di progetto mi sono avvalso anche dell’aiuto di due collaboratori, gli architetti Paolo Barboni e Tommaso Vecci». 7
Quale è stata l’idea di base su cui si è fondato il progetto?
«All'origine della distribuzione interna c'è stata la volontà di ritrovare tra i vari spazi numerosi punti di vista prospettici capaci di attrarre il visitatore. Questo avviene tramite un particolare posizionamento degli oggetti rispetto ai singoli ambienti e rispetto ad ogni singola parete. Le teche, che conterranno i cappelli, non saranno posizionate a muro ma in posizione centrale in maniera tale da permettere una vista a 360 gradi del cappello e coglierne le giuste peculiarità. Ho cercato di inserire anche dei colori capaci di creare dei contrasti nelle sale, ma sempre con il massimo rispetto per l’oggetto esposto».
Nell’allestimento delle oltre 7 sale museali l’elemento sicuramente inedito è rappresentato dalla presenza di una pedana arancione sopra il quale saranno posizionati manichini o altri manufatti. Come è nata l’idea di questa installazione?
«La pedana color arancio (tono caldo come quello della paglia) è una sorta di fil-rouge che lega tutte le sale del museo. Abbiamo diverse sale tematiche differenti ma questo nastro colorato sottolinea come il concept dell’allestimento sia univoco e chiaro ed esiste un legame visivo e cromatico che accoglie, accompagna e guida il visitatore durante il suo cammino».
Il museo sarà accolto all’interno di un edificio storico che è stato interamente riqualificato. Quali sono state le difficoltà maggiori da dover superare per procedere nell’ideazione del progetto?
«Il museo è stato riqualificato dall’architetto. Giulio Ridolfi, il quale aveva sin da subito individuato le aree che in futuro sarebbero state oggetto dell’allestimento. Abbiamo lavorato a stretto contatto per diversi mesi affinché tutti i lavori in corso potessero contenere tutte le prescrizioni poi utili per il mio allestimento. Così facendo, abbiamo evitato molte delle criticità che sarebbero potute nascere da questo momento in poi».
Nella rigenerazione dello spazio è stato sicuramente necessario far convivere tradizione e modernità, anche con un connubio tra materiali e luogo. Quali sono i materiali che avete scelto, peraltro, tutti fatti su misura?
«La memoria storica dell’edificio si intreccia con materiali sicuramente più moderni come la resina a pavimento che crea un effetto omogeneo dove galleggiano le teche espositive. Le teche e le pedane sono realizzate in Mdf ignifugo laccato mentre le parti trasparenti sono in plexiglass. Un paio di oggetti sono realizzati in metallo mentre per le parti in tessuto saranno utilizzati materiali ignifughi certificati. Tutto l’allestimento è stato disegnato su misura per cui serviranno degli artigiani qualificati per la realizzazione. Questa scelta è nata sia da una esigenza progettuale ma anche e soprattutto da una esigenza economica. Bisognava rispettare i limiti di budget del comune e utilizzare quindi materiali e modalità specifiche. In definitiva il recupero della memoria e il rinnovo della tradizione da perpetuare nel futuro sono stati accompagnati e aiutati dalle scelte tecniche di materiali moderni per una visione attenta al gusto contemporaneo».
L’amministrazione comunale si augura di inaugurare il museo entro il prossimo mese di ottobre. Nei prossimi mesi verrà a Signa per curare direttamente l’esecuzione dell’allestimento? E quali sono gli altri progetti (che riguardano altri territori) su cui sta lavorando in questi mesi?
«Ovviamente sarò presente sia durante la fase di realizzazione dell’allestimento, seguendo passo passo l’azienda che vincerà la gara, sia durante le fasi di montaggio. Al momento il mio lavoro di architetto mi vede presente anche in Sicilia dove mi sto occupando di alcuni progetti sul tema residenziale e ricettivo a Noto (la mia città natale) e in zone limitrofe. L’augurio che il Museo apra al più presto i battenti è anche il mio».