NON CI SONO SOLO CERVELLI IN FUGA

Da Calenzano al Polo Nord, Rita Traversi la studiosa dei ghiacciai: archivi del passato e sentinelle del futuro

La ricercatrice: dal Polo scientifico al Polo Nord.

Da Calenzano al Polo Nord, Rita Traversi la studiosa dei ghiacciai: archivi del passato e sentinelle del futuro
Pubblicato:

Rita Traversi, calenzanese doc, per fortuna non un cervello in fuga. È una ricercatrice del Dipartimento di Chimica dell'università di Firenze situato al Polo scientifico di Sesto fiorentino.

Da Calenzano al Polo Nord

Anche nel mondo della scienza la parità di genere non è più un miraggio. Difficile ma non impossibile. Ce lo dimostra una volta in più una nostra concittadina che con la chimica è andata lontano. Letteralmente. Al Polo Nord per la precisione.
Ma procediamo per gradi: in questo mese di marzo dedicato alle donne continuiamo a raccontare storie al femminile e stavolta abbiamo conosciuto una persona che svolge un lavoro sicuramente particolare, amandolo profondamente, da cui ha tratto molte soddisfazioni. Si tratta di Rita Traversi, 50 anni, calenzanese doc, per fortuna non un cervello in fuga. È una ricercatrice del Dipartimento di Chimica dell'università di Firenze situato al Polo scientifico di Sesto fiorentino. Da anni fa parte del gruppo di ricerca inserito nel Pra (Programma di ricerche in Artico) e nel Pnra (Programma nazionale di ricerca in Antartide). Il team è impegnato nella ricerca antartica da diversi decenni e in Artide dal 2010, con attività di misura di proprietà chimiche e fisiche dell'aerosol atmosferico per lo studio degli attuali processi ambientali, sia di origine naturale che antropica.

Rita Traversi

Una privilegiata

«Mi considero una persona privilegiata - esordisce dicendo - ero nel posto giusto al momento giusto perché dopo essermi laureata in Chimica nel 1995 ed aver conseguito il dottorato in scienze ambientali nel 2000, nel 2002 ho vinto uno dei pochi concorsi universitari e sono diventata ricercatrice stabile dell'Università di Firenze. Tale percorso si è snodato su due fronti: quello dello studio della qualità dell'aria in ambienti urbani, che è sempre stato il mio interesse principale, e quello invece inerente le aree remote come i poli, a cui invece mi sono appassionata grazie al gruppo di ricerca in cui sono entrata che mi ha permesso dal 2016 di seguire direttamente sul campo, al Polo Nord, il progetto sulle carote di ghiaccio, grazie alla base Dirigibile Italia a Svalbard, nel paese di Ny Alesund che nasce con una finalità esclusivamente scientifica e raccoglie basi di ricerca e osservatori di diversi paesi, tra cui appunto l'Italia. In genere il villaggio scientifico è "popolato" da qualche decina di persone durante l'inverno (incluso il personale che si occupa delle necessità logistiche essenziali, oltre ai ricercatori) mentre può arrivare anche quasi a cento persone in alcuni periodi estivi, quando aumentano le attività di ricerca. I campi di ricerca sono molto vari e vanno dalla chimica e fisica dell'atmosfera (come nel nostro caso) agli studi glaciologici (nevi e ghiacci), oceanografici, di flora e fauna, astrofisica, ecc.
Durante la nostra attività abbiamo avuto modo di osservare fenomeni rilevanti per il clima della regione artica studiata come eventi di trasporto di inquinanti dalle aree più densamente abitate e industrializzate a latitudini più basse (Nord America, Nord Europa, Russia, Cina) che avvengono in modo periodico a fine inverno-inizio primavera e anche eventi sempre più frequenti di trasporto di prodotti di combustione dovuto agli incendi forestali. Entrambi questi processi sono molto rilevanti sull'atmosfera artica ed è importante studiarli per capire meglio i cambiamenti climatici in atto e prevedere in modo affidabile quelli futuri. Le aree polari infatti sono le più vulnerabili nei confronti del Climate Change e sono fondamentali per controllare il clima dell'intero pianeta. Come dicevo dal 2016 tutti gli anni tranne questo per l'emergenza da Covid-19, nel mese di febbraio, mi sono recata lì per eseguire un checkup delle strumentazioni e proseguire con le analisi dei dati».

L'archivio del nostro pianeta

Dall'approfondimento delle carote di ghiaccio possiamo avere un vero e proprio archivio per quanto riguarda la storia del nostro pianeta.

«Le variazioni climatiche di millenni fa - prosegue la ricercatrice - ci insegnano anche per il presente e ci permettono di fare proiezioni sul clima del futuro. Dallo studio dei carotaggi arriviamo a ricostruire eventi risalenti a circa in un milione di anni fa: da essi ad esempio è stato possibile identificare un accadimento molto importante per la Terra a livello climatico e ambientale, avvenuto 40mila anni fa, e cioè l'inversione del campo magnetico terrestre ad opera di un flusso di raggi cosmici che ha attraversato l'atmosfera a seguito di un indebolimento dello schermo del nostro pianeta».

L'analisi dei ghiacci profondi consente anche di ottenere altri risultati: «Possiamo capire l'andamento della produttività marina, che è collegata alla Co2 e ai gas serra - aggiunge - La cosa più interessante sono le temperature: adesso siamo in un ciclo interglaciale, che sta proseguendo da moltissimo tempo, determinato dal riscaldamento globale causato dall'uomo. Le variabili ambientali del passato servono a calibrare le proiezioni climatiche del futuro».
Il gruppo di ricerca del Polo scientifico di Sesto di cui fa parte Traversi di occupa anche dello studio della qualità dell'aria: la centralina che analizza le particelle posta in via Baldanzese per cercare di dar risposta ai problemi di odori a Settimello fa parte della loro strumentazione.
La bellissima storia professionale di Rita Traversi è altresì rafforzata da una meravigliosa famiglia composta da tre figlie. Una sfida non scontata quella di conciliare lavoro e famiglia ma che non è impossibile da compiere: «Devo dire con piacere - conclude - che come donna non ho mai riscontrato problemi di genere nel mio percorso. C'è da dire però che l'ambiente della chimica ed in generale della ricerca è molto competitivo, per cui non ci si può mai rilassare o sentirsi arrivati. Adesso poi il mondo della ricerca purtroppo è molto precario per cui un progetto che termina non è certo che venga rinnovato. Ma una donna può fare senza alcun dubbio la differenza in questo mondo, ad una giovane interessata lo consiglierei senza dubbio».

Seguici sui nostri canali