Firenze

Sigilli all'ex mobilificio Becagli, una pagina di degrado e di disperazione di persone invisibili

Dopo tre roghi il giudice ha firmato il sequestro preventivo. Ci sono anche cinque indagati per traffico illecito di rifiuti

Sigilli all'ex mobilificio Becagli, una pagina di degrado e di disperazione di persone invisibili
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Sarà sicuramente una storia lunga, quella dell'ex mobilificio in via Fanfani a Castello (Firenze). E avrà il sapore di carte bollate, di rimpalli di responsabilità e cause giudiziarie. Da una parte il Comune di Firenze, dall'altra la proprietà.

Ma partiamo dai fatti e riavvolgiamo il nastro a ieri, mercoledì 26 luglio 2023.

E' stata necessaria una giornata intera per mettere i sigilli alla struttura e procedere con il sequestro preventivo. Sul posto, tra gli altri, la Polizia di Stato e la Municipale. Il provvedimento, firmato dal giudice Agnese Di Girolamo, è scattato dopo l'esposto dei legali dell’Antilotex srl.

Da qui il sequestro e un altro capitolo della storia dell'ex mobilificio, che si estende per 30mila quadrati di rifiuti e baracche. I sigilli arrivano sicuramente con un ritardo colpevole e dopo tre incendi, appiccati nelle ultime settimane. Roghi che sarebbero potuti finire in tragedia, visto che la struttura era diventata la casa di molti senzatetto. E oggi, sicuramente, si racconterebbe un'altra storia.

Già, perché in una zona di degrado dove vige l'anarchia e un traffico di rifiuti - come si ipotizza - sicuramente ci sono delle responsabilità. Ma di chi?

Il Comune se n'è lavato le mani qualche settimana fa, ricostruendo la vicenda negli ultimi anni e ordinando lo sgombero alla proprietà e la messa in sicurezza dell'area.

L'ordinanza di Palazzo Vecchio

«L’ordinanza ordina alla proprietà l’immediata verifica delle condizioni delle aree e degli edifici in oggetto, con particolare riferimento a quelli colpiti da incendio, e un’accurata verifica delle condizioni delle strutture, producendo adeguata relazione con descrizione dello stato dei luoghi e le azioni da intraprendere entro e non oltre 15 giorni dal ricevimento dell’ordinanza stessa».

Una situazione che va avanti dal 2015

«Nel testo si ricorda che l’immobile, di oltre 14 mila metri quadrati di superficie coperta, è di proprietà privata e ormai abbandonato da anni, e ha subito varie occupazioni. - ricostruiva l'ordinanza dell'Amministrazione qualche giorno fa - Già nel 2015 il Comune tramite ordinanza del dirigente edilizia dichiarò inagibile l’immobile e ordinò alla proprietà di adottare tutti gli accorgimenti per la pubblica incolumità e di eseguire gli interventi di messa in sicurezza, notificando che la stessa era responsabile di qualunque danno potesse derivare alle persone o alle cose.

La proprietà dopo lo sgombero del 2015, avvenuto a seguito di un provvedimento di sequestro preventivo adottato dall’autorità giudiziaria nel 2014, ha fatto alcuni interventi di chiusura quale muratura di varchi al piano terra e finestre al primo piano, interventi che si sono rivelati non risolutivi. Si sottolinea che la Polizia municipale è intervenuta più volte in questi anni per scongiurare situazioni di pericolo o procedere con allontanamenti».

Alla fine del 2018 l’immobile fu nuovamente sgomberato dalla Questura. Poi si arriva a oggi.

Dall'altra parte c'è la proprietà Antitolex. Già oggi (giovedì 27 luglio 2023) ci dovrebbe essere una dita edile per cominciare a blindare ancora meglio ogni e varco e così proteggere l’area da tentativi di occupazione.

Adesso, la fabbrica - dopo i tre incendi - è pericolante. Però forse una via di dialogo tra Palazzo Vecchio e la proprietà potrebbe arrivare dalla prossima settimana con un incontro. L'obiettivo è quello di trovare una quadra per riqualificare l'area.

Rimangono, però, l'odore acre, che ancora oggi si sente nell'aria, cinque persone indagate per traffico illecito di rifiuti e una pagina di disperazione, fatta di persone invisibili. E chissà se il sipario è stato davvero chiuso.

Edlira Mamutaj

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