indagini dal 2020

Rosignano, indagati sindaco e sei manager per smaltimento irregolare di rifiuti

Le accuse "attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti'' e di frana colposa

Rosignano, indagati sindaco e sei manager per smaltimento irregolare di rifiuti
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Sette persone indagate, tra cui il sindaco di Rosignano Marittimo, Daniele Donati, per smaltimento illecito di rifiuti. Concluse le indagini nate da un’inchiesta della Dda di Firenze per traffico organizzato di rifiuti, con aggravante dell’inquinamento ambientale, frana e gestione di rifiuti senza autorizzazione.

Avviso di conclusione delle indagini per presunti illeciti nelle attività della discarica di Scapigliato

La società che gestiva la discarica è la Scapigliato srl. Come detto, insieme al sindaco Donati, in qualità di socio di maggioranza essendo il sindaco, anche sei dirigenti della società, tra cui Alessandro Giari, presidente del consiglio di amministrazione della Scapigliato e oggi sindaco di Castellina Marittima, Massimo Carrai responsabile tecnico impianti dal 2016, Dunia Del Seppia, procuratore della società, Massimo Rossi, responsabile dell’area tecnica e coordinatore attività servizio impiantistica dal 2019 e il suo successore Matteo Giovannetti e Franco Cristo, procuratore della società tra il giugno 2020 all’aprile 2021.

Per la procura le accuse sono quelle di “attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti'' e di frana colposa.
Secondo la procura i sette erano consapevoli delle loro azioni e lo avrebbero fatto per trarre un profitto di oltre 6 milioni di euro.

«Consapevoli della natura inquinante del percolato di discarica», gli indagati avrebbero smaltito abusivamente in parte nei corsi d’acqua superficiali, compromettendo «le matrici ambientali attorno l’area di coltivazione della discarica e il Botro Ripaiolo, i cui sedimenti sono risultati contaminati».

«Diverse e distinte condotte abusive nella gestione di ingenti quantità di rifiuti speciali liquidi costituiti da percolato di discarica», scrive ancora la rocura.

Il ruolo del sindaco Donati

Il sindaco Daniele Donati

 

Per le accuse della procura, il primo cittadino avrebbe imposto «il massimo risparmio alla società di gestione in favore del bilancio del Comune, pretendendo un canone di concessione annuo dalla società in favore dell'ente per oltre il 30% dei ricavi lordi, per importi annui anche superiori ai 10 milioni di euro».
E poi ancora «le condotte abusive risultavano tutte funzionali a conseguire. un ingiusto profitto, ricostruito dai militari della guardia di finanza in oltre 6 milioni di euro, per far risparmiare alla società di gestione della discarica i costi di corretto smaltimento presso impianti terzi».

Indagini dal 2020

A dare inizio alle indagini la Guardia di finanza di Cecicina e dalla tenenza di Castiglioncello. Secondo i finanzieri alcune autobotti venivano impiegate «per la movimentazione illecita di fango di percolato, che risultava riversato nel corpo della discarica». Diversi gli illeciti: «mancato drenaggio e regolare smaltimento del percolato”, che avrebbe causato una frana «con conseguente sversamento di percolato quantificabile in almeno 150.000 tonnellate».

Secondo la procura, il percolato sarebbe stato smaltito in modo abusivo per oltre 1000 tonnellate, insieme con rifiuti liquidi contaminati (30000 tonnellate) «con immissione diretta nel corso d’acqua Rio Ripaiolo».

I vertici della società sarebbero stati d'accordo per la presa in carico «di rifiuti non conformi all'atto autorizzativo, stimati annualmente per oltre 11.000 tonnellate».
Le condotte, sostengono ancora dalla procura, hanno provocato «l'instabilità del versante di coltivazione dei rifiuti, che si trovava a galleggiare su un enorme quantitativo di percolato (una colonna sottostante stimata in circa dodici metri dal piano campagna)», danneggiando l’ambiente circostante e in particolare il vicino corso d’acqua del Botro Ripaiolo, i cui sedimenti sono risultati contaminati.

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