Rifle, per la Procura è bancarotta fraudolenta: rinviati a processo i Fratini, originari di Campi
Notificato nei giorni scorsi l’avviso di conclusione delle indagini all’imprenditore Sandro Fratini e al figlio Giulio
Dopo la chiusura della storica azienda, la Procura di Firenze ha formulato l’ipotesi di Bancarotta fraudolenta.
Rifle, per la Procura è bancarotta fraudolenta: rinviati a processo i Fratini, originari di Campi
L’ipotesi è stata avanzata nell’avviso di conclusione delle indagini notificato nei giorni scorsi all’imprenditore Sandro Fratini e al figlio Giulio.
L’azienda fu fondata da campigiani
All'inizio fu Giulio Fratini, originario di Campi Bisenzio che inizió a comprare a peso i vestiti usati dei soldati statunitensi per rivenderli come stracci a Prato.
Scoprì così i jeans prodotti dalla Coney Mills, una società della Carolina del Nord. S'imbarcò allora su una nave con il fratello, arrivò negli Stati Uniti e si recò a Greensboro dove raggiunse un accordo e cominciò a importare il denim.
L’azienda “Rifle” fu poi fondata a Barberino di Mugello nei primi anni 50 dando vita ad un vero e proprio impero della moda.
Dopo la chiusura dell’azienda, però, sono iniziati i guai giudiziari.
Tra gli indagati, vi sono 13 persone tra cui amministratori e sindaci revisori che si sono succeduti negli anni. Tra gli episodi di dissipazione e distrazione contestati vi è anche la vendita dei marchi Rifle, di proprietà Verdi, (dichiarata fallita nel 2020) alla società C.Brand, amministrata da Giulio Fratini secondo gli inquirenti “al prezzo incongruo di 2.300.000 di euro”.
Secondo l’accusa i sindaci revisori, avrebbero rilasciato il parere favorevole all’approvazione dei bilanci 2017 e 2018 della G.Brand, senza eseguire controlli e chiedere informazioni agli amministratori su ogni aspetto dell’attività sociale e sugli affari di rilevante gravità e non avrebbero denunciato in tribunale le irregolarità.
La fine della storia del mito del jeans italiano
Per anni l’azienda si è trovata nell’Olimpo della moda ed i Fratini non hanno mai ricevuto un avviso di garanzia fino all’epilogo più triste ed amaro. Negli anni, secondo quanto riportato dalla difesa di Sandro e Giulio Fratini, la famiglia avrebbe versato nella Rifle rilevanti capitali, circa 10 milioni di euro, per superare la crisi e garantire la continuità aziendale senza riuscire, però, ad arginare le tempeste economiche. Nel 2020 l’azienda è stata costretta a dar vita ad una svendita complessiva di tutta la merce per poi ricevere la dichiarazione di fallimento che ha messo fine alla storia del mito del jeans italiano.