Morte Denny Magina, individuato l'omicida: "Con un pugno l'ho fatto precipitare dal quarto piano"
Ad incastrare il 34enne di origini tunisine un anello. Accusati anche altri due complici
E' il mattino del 22 agosto 2022, quando il corpo del livornese Denny Magina si adagia a terra, dopo un volo dal quarto piano di un alloggio in via Giordano Bruna a Livorno. Quell'appartamento era occupato da spacciatori, ben noti in città. Uno di questi era Denny. Un litigio, poi un pugno in faccia e la caduta dalla finestra. Nessuno degli avventori ha cercato di salvarlo. Inutili i soccorsi. Ad ucciderlo è un tunisino di 34 anni, già in carcere per spaccio.
Una vicenda complicata, la ricostruzione
Denny Magina, purtroppo dedito all’assunzione di droga, come confermato dagli esami tossicologici, aveva frequentato l’appartamento di via Giordano Bruno a più riprese quel giorno. Poco prima delle 3 del 22 agosto 2022, sotto l’effetto di cocaina si trovava nei pressi della finestra dell’appartamento, tenuto volutamente lontano dagli altri assuntori, con le spalle rivolte all’esterno.
Poi un litigio. A quel punto è stato stato colpito con violenza al volto dall’arrestato, alla presenza di altre due persone (un 31 enne e un altro indagato). Visto che il giovane stava per precipitare, i due stranieri avrebbero provato ad afferrarlo alle caviglie, senza successo, da qui l’accusa di omicidio preterintenzionale per l’arrestato avendo l’indagato colpito violentemente un ragazzo stordito e quasi inerme in prossimità di una finestra aperta.
Le indagini dei carabinieri
Per la morte di Denny, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di un 34enne tunisino, al quale era già stato contestato il reato di spaccio di sostanze stupefacenti il 15 novembre 2022 e che risultava indagato per omicidio.
Denny venne trovato a terra dopo un terribile volo dal quarto piano. Nessuno lo ha soccorso. Anzi, gli avventori di quell'appartamento, accortisi dell’evento, si sono dati alla fuga.
I militari erano riusciti ad identificare 21 acquirenti a cui erano seguiti numerosi verbali di S.I.T (sommarie informazioni testimoniali) delle persone che potevano riferire circostanze utili ai fini delle indagini, come ad esempio di fondamentale importanza due ragazze (totalmente estranee a fatti) che erano presenti sulla strada al momento della precipitazione e che grazie alla loro prontezza di riflessi erano riuscite a riprendere la scena con i loro telefonini.
Durante la prima fase delle indagini, quando tuttavia erano ancora in corso accertamenti soprattutto di natura tecnico – scientifica, su disposizione del GIP del Tribunale di Livorno, a seguito di richiesta del Sostituto Procuratore titolare del fascicolo, il 34enne era stato rintracciato ed arrestato nella bergamasca.
Mentre il 31enne ad Udine entrambi con l’accusa di ripetute cessioni di stupefacenti nonché detenzione ai fini di spaccio di 183 gr di marijuana e 70gr di infiorescenze della medesima sostanza rinvenuti dai carabinieri la notte dell’evento. Nell’ordinanza il Giudice concordò in pieno con le risultanze investigative raccolte dai carabinieri relativamente alla fiorente e strutturata attività di spaccio, evidenziando il concreto pericolo di reiterazione del reato, in particolare da parte del 34enne definito “cinico e scaltro spacciatore”, nonché la possibile fuga dei due soggetti, irregolari, che subito dopo la morte di Danny Magina avevano lasciato Livorno. Il 31enne in particolare aveva addirittura lasciato l’Italia e chiesto asilo in un altro Paese europeo e nel momento del fermo ad Udine aveva provato a fornire ai carabinieri false generalità.
Indagini sofisticate
Per risalire alla chiara dinamica di quella notte sono state necessarie "intense e sofisticate indagini" sulle circostanze narrate hanno portato i militari dell’Arma. Ad incastrare l'omicida un anello. All’atto dell’arresto, al 34enne fu sequestrato un anello tuttavia non compatibile con la ferita ma nel corso di uno dei sopralluoghi all’interno dell’appartamento, i carabinieri ne rinvennero e sequestrarono altri 4.
Ricostruendo i movimenti dell’arrestato precedenti a quella notte, i militari hanno individuato delle immagini pubblicate in un social network nelle quali hanno riconosciuto uno degli anelli sequestrati alla mano del 34enne, che si definiva “pugile”, anello la cui forma e materiali sono compatibili con la ferita della vittima.
Altro elemento emerso in sede di accertamenti sono tracce di dna dei due stranieri sui pantaloni di Danny Magina, rispettivamente all’altezza della caviglia destra e sinistra.