La condotta da seguire con gli animali selvatici

L'appello dei carabinieri forestali di Pistoia

«Non avvicinarsi, non toccare il cucciolo e, soprattutto, non portarlo via, in modo che la madre possa tornare da lui e metterlo al sicuro».

L'appello dei carabinieri forestali di Pistoia
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Con l’arrivo dell’estate, può capitare di imbattersi in cuccioli di cervo e capriolo, apparentemente soli, nascosti nella vegetazione sfruttando il mimetismo del mantello maculato, come forma di protezione contro i predatori. In realtà, spesso, questi giovanissimi esemplari di ungulato sono soltanto in attesa del ritorno della madre che, nelle vicinanze, magari tornerà da loro solo quando sarà certa non vi sia più nessuno nei dintorni.

I cuccioli selvatici non devono essere avvicinati né toccati dall'uomo perché, anche se l’intenzione può sembrare buona, da ciò ne scaturiscono conseguenze negative per l’animale. Infatti, succede, che una volta entrati in contatto con l’uomo ne acquisiscono l’odore, condizione questa che porterà la madre a non riconoscerli più, cessandone l’allattamento. Unica possibilità di sopravvivenza, pertanto, resterà quella di ricoverarli in Centri di Recupero Animali Selvatici, certamente al sicuro, ma privi di libertà.

Importante, inoltre, durante le passeggiate nel bosco, è tenere il proprio cane al guinzaglio, poiché potrebbe disturbare, ferire o persino uccidere i selvatici incontrati.

Anche lo sfalcio dei prati potrebbe costituire pericolo per gli animali, quindi è bene adeguare il

metodo di intervento procedendo in senso centrifugo, ovvero dal centro verso l’esterno, garantendo così agli animali una via di fuga.

La condotta corretta da tenere, nel caso di ritrovamento di fauna selvatica, è contattare il numero unico di emergenza 112, che potrà prevedere l’attivazione di strutture e personale preposto “al recupero e alla gestione degli esemplari in difficoltà anche attraverso il Centro Recupero Animali Selvatici al fine della relativa riabilitazione e del successivo reinserimento in natura”.

Opportuno, ancora, è sottolineare che alle sopramenzionate regole di comportamento corrispondono previsioni normative, sia nazionali che regionali. La legge 157/1992 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, difatti, classifica la fauna selvatica come “patrimonio indisponibile dello Stato”, vietandone  “ la fruibilità e la gestione da parte dei singoli”.

Qualsiasi comportamento, diverso da quanto stabilito, rappresenta un illecito e come tale è sanzionato in via amministrativa e/o penale, a seconda della gravità rilevata, fino al caso estremo rappresentato dal reato di maltrattamento animali.

L’invito dei “Carabinieri Forestali”, valido anche per gli altri cuccioli selvatici, è uno solo: «Non avvicinarsi, non toccare il cucciolo e, soprattutto, non portarlo via, in modo che la madre possa tornare da lui e metterlo al sicuro».

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