La chat si chiama KKK, nella bufera parte del centrodestra di Grosseto: "È per i miei cani"

Un stato Whatsapp per pubblicare i risultati della vittoria alle elezioni ha fatto scatenare una vera e propria bufera mediatica nei confronti di Alfiero Pieraccini, appena eletto consigliere provinciale con la lista Nuovo Orizzonte Civico a Grosseto.

Il consigliere di maggioranza del gruppo misto a sostegno del sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna ha pubblicato uno screenshot dei voti ricevuti, tratto da una chat Whatsapp chiamata "curiosamente" KKK. L'acronimo, facilmente riconducibile al Ku Klux Klan, ha fatto pertanto precipitare Pieraccini e gli altri membri del gruppo in una furiosa polemica.

"Non so neppure cosa sia..."

"È solo un nome a caso messo in una chat interna - ha detto all’Ansa Alfiero Pieraccini - non so neppure cosa sia il Ku Klux Klan. Non c'è una finalità politica".

Un tentativo di giustificarsi apparso ai più inconsistente. Un politico che non conosce cosa sia l'organizzazione suprematista e razzista statunitense? A tanti un pensiero che non ha convinto o che al massimo ha gettato dubbi sulla classe eletta.

Pieraccini ha poi approfondito la questione nelle ore seguenti dando una più approfondita spiegazione. "Il gruppo si chiama così in ricordo dei miei cani: Erik, Kim e Akim - ha raccontato sulle colonne di MaremmaOggi -. Erano cani da ferma, vincitori di numerosi premi. Le tre K richiamano il loro nome. Inoltre anche mio figlio si chiama Mirko, è una lettera a cui sono legato".

Sicuramente bizzarro il fatto che nella chat, in cui vi sarebbero anche professori e medici, nessuno abbia fatto notare come la sigla potesse essere fuorviante. La maggior parte dei partecipanti sono ex leghisti, usciti dalla Lega venti giorni fa prima di unirsi alla lista civica.