Polemica sessista per la frase "O me la dai o me la prendo", ma è il meme di Lello da Bari
Una foto pubblicata su Facebook ha fatto scatenare le critiche al party organizzato in una discoteca fiorentina
Una frase fuori posto, un meme virale su internet, ormai quasi vecchio, utilizzando come claim di una serata in discoteca, e subito scatta la polemica sessista. I tempi sono questi.
A riportare la notizia, e a far crescere il caso, è stato il quotidiano Repubblica che sulle pagine fiorentine ha pubblicato la foto del cartello e dei gadget che venivano distribuiti nel corso di un party. «O me la dai o me la prendo», questa la frase che ha acceso le polemiche sui social network. Diciamolo, su Facebook, dove la maggioranza degli utenti è adulta e forse non conoscevano il vero significato di quell’espressione certamente non di buon gusto.
Dibattito comunque sufficiente perché sia stato costruito un servizio giornalistico sulla vicenda, che ha visto, suo malgrado, protagonista il Blanco Beach bar di Firenze, dove si è svolto l’evento che ha attratto numerosi giovanissimi dal nome ‘Aerofun’. Colori, cartelli e frasi che nelle intenzioni dei ragazzi che hanno organizzato la serata dovevano essere solo riferimenti leggeri e un linguaggio che sulle piattaforme digitali da loro frequentate viene considerato una normale consuetudine, uno strumento per scherzare. Niente di più
Il meme originale
Infatti, seppur la frase principalmente incriminata presenti evidenti ammiccamenti alla sfera sessuale, “O me la dai o me la prendo” è in realtà un difusissimo meme di Lello da Bari che ormai gira ovunque sul web sotto forma di qualsiasi altra elaborazione.
La storia di Lello da Bari
Comunque, esagerate o meno, le polemiche sono arrivate fino alla direzione della discoteca, che ha presentato le proprie scuse, anche in questo caso attraverso le pagine di Repubblica:
“La direzione è fortemente dispiaciuta per essere caduta nella leggerezza di permettere questo tipo di comportamento all'interno del proprio club. Appena siamo stati informati abbiamo prontamente provveduto a rimuovere le foto che ritraevano quel gadget»