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Lascia un patrimonio al canile più povero e all’Rsa Caterina de’ Ricci

Lascia un patrimonio al canile più povero e all’Rsa Caterina de’ Ricci
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La storia della pratese Nida Mazzanti. Lascia un patrimonio al canile più povero e all’Rsa Caterina de’ Ricci.

Lascia un patrimonio al canile più povero e all’Rsa

Se n’è andata lo scorso anno, alla soglia del secolo di vita. Ma nel testamento aveva deciso di lasciare buona parte dei suoi averi ai canili più poveri e alla Rsa Caterina de’Ricci.

E’ la decisione assunta da Nida Mazzanti, classe 1921, scomparsa lo scorso novembre a novantanove anni. E poche settimane fa (lo scorso 7 giugno) per dare esecutività alle disposizioni testamentarie, il Comune ha approvato la bozza di atto di accettazione d’eredità redatta dal notaio Francesco D’Ambrosi.

La quasi centenaria non aveva eredi diretti: la figlia morì infatti in giovane età. Risiedeva in via Sant’Anna e possedeva terreni e fabbricati, oltre ad un patrimonio da migliaia e migliaia di euro.

E fatta eccezione per gli arredi e i mobili (già lasciati a terzi) ha optato per dividere tutto ciò che possedeva in parti uguali, per il canile e la residenza sanitaria. Un vero e proprio (doppio) atto di altruismo. Con una curiosità: per quanto riguarda l’istituto de’Ricci (gestito dalla cooperativa sociale Saraha) la donna non risultava aver mai soggiornato nella struttura. E’ dunque probabile che questo suo gesto sia stato suggerito anche dallo scoppio della pandemia, considerando le difficoltà vissute dalle residenze sanitarie assistite del territorio pratese (e non solo, visto quanto avvenuto nei mesi più duri dell’emergenza un po’ in tutta Italia) soprattutto nel corso del primo lockdown (in termini di contagi).

Al Calice

E per quanto concerne il canile? La signora Mazzanti, evidentemente amante degli animali da compagnia, non aveva indicato una struttura precisa, sotto questo profilo. Ma visto che “Il Rifugio” di via del Calice (a Casale) è attualmente l’unico canile presente sul territorio comunale, non c’è stata la necessità di scegliere. C’era invece quella di far sì che il Comune accettasse la donazione, con l’iter burocratico di rito (obbligatorio ai fini del processo) conclusosi come abbiamo visto solamente nei giorni scorsi (nonostante la notifica della volontà della donna fosse giunta alla controparte comunale già lo scorso inverno).

E adesso quali prospettive si aprono per le due strutture che beneficiano del dono? L’unico comune denominatore è rappresentato, in virtù dell’aspetto economico, dal probabile ulteriore implemento dei servizi assistenziali per gli ospiti dell’rsa e di una maggior serenità finanziaria per l’accudimento dei cani. A

nche se in questo frangente, si starebbe valutando anche la possibilità di realizzare un nuovo canile, magari proprio su uno dei terreni concessi dalla signora Nida.

Del resto, il randagismo (per quanto non preponderante, rispetto ad altre realtà comunali) rappresenta un fenomeno da ridimensonare costantemente. E grazie anche alla generosità mostrata dall’anziana, gli amici a quattro zampe potranno attendere in un ambiente rinnovato l’arrivo di un nuovo padrone.

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