Nastro bianco e rosso e cartelloni

"Vietato l'ingresso agli antiabortisti", la protesta nei consultori fiorentini

Il blitz do "Non una di meno" contro la legge che permette il coinvolgimento delle associazioni pro - vita

"Vietato l'ingresso agli antiabortisti", la protesta nei consultori fiorentini
Pubblicato:
Aggiornato:

“Vietato l’ingresso agli anti-abortisti! Sui nostri corpi decidiamo noi!”. Questo il messaggio apparso in tutti i consultori pubblici di Firenze questa matttina, mercoledì 22 maggio. In più, sulle porte e sui cancelli è stato applicato il nastro rosso e bianco.  L’azione è stata di Non una di meno Firenze” in segno di protesta contro il coinvolgimento delle associazioni pro-vita nei consultori, emendamento diventato legge con l’approvazione al Senato ad aprile scorso.

“Nonostante gli emendamenti e le decisioni delle Regioni, tutti i presidi di salute devono garantire le libertà di scelta e l’autodeterminazione – ha scritto l’associazione in una nota – e vietare invece l’ingresso a tutti quei gruppi che attaccano la libertà di scelta e l’autodeterminazione”.

"La legittimazione nazionale delle associazioni antiabortiste per operare nei consultori si colloca in una realtà già tragica, i finanziamenti pubblici ai consultori privati gestiti da associazioni cattoliche e antiabortiste esistono da tempo in Piemonte, Lombardia, Veneto, Umbria, Marche, Friuli Venezia Giulia mentre quelli pubblici vengono chiusi, svuotati di personale, inglobati nelle case della salute, privandoci di strutture socio-sanitarie gratuite, laiche, aperte e accessibili a tutte. Anche la Regione Toscana provò, con la delibera n. 1186 del 30/10/2017, ad erogare 195.000 euro al Forum Toscano delle associazioni per i diritti della Famiglia, un enorme gruppo di associazioni antiabortiste che di lì a 3 anni avrebbero dovuto collaborare con i consultori pubblici in materia di supporto alle gravidanze difficili. Per più di due mesi abbiamo protestato durante i consigli regionali per chiedere che questo finanziamento venisse bloccato, in nome del diritto delle donne e della comunità Lgbtqia+ ad autodeterminarsi nelle proprie scelte di vita e di salute, senza il timore di dover essere stigmatizzate e perseguitate per aver deciso di interrompere la gravidanza”.

“L’attacco al diritto all’aborto – prosegue Non una di meno – va di pari passo con la messa in discussione della salute delle persone trans e non binarie: a gennaio l’ispezione di Careggi sull’uso della triptorelina e la successiva creazione di un tavolo tecnico per la valutazione dell’uso di questo farmaco non lasciano dubbi sul fatto che queste iniziative portino anche la firma di organizzazioni antiabortiste come Provita e famiglia. Vogliamo attraversare gli spazi della salute senza paura, senza giudizio e senza abusi, confidando nella tutela del sistema sanitario pubblico e laico, senza interferenze sulle nostre decisioni. Ribadiamo ancora una volta che nessuno può decidere su di noi: né la Chiesa né lo Stato”.

Seguici sui nostri canali