Sordo sin da piccolo, ma i medici sbagliano diagnosi. Risarcite mamma e figlio
Sono stati condannati Asl Toscana Centro e uno studio privato con un risarcimento di 90mila euro
Il suo caso per anni, sette per la precisione, per le cartelle mediche è stato un caso di ritardo psichico. Così la diagnosi, scritta in quei faldoni che passano di ufficio in ufficio e tra un corridoio all'altro per raggiungere le stanze dei medici, diventa una certezza.
Ma non per la mamma di Francesco (nome di fantasia). Lei (la chiameremo Anna) non ci crede che suo figlio abbia un ritardo mentale. Lotta. Si affida a tac, radiografie, test genetici. E tutti gli esami confermano l'intuizione di Anna. Nessun problema neuropsichiatrico, ma il ragazzo - oggi di 21 anni - è affetto da una forma di sordità. Da qui la condanna del tribunale di Firenze all'Asl Toscana Centro e un centro specializzato privato a versare un risarcimento di 90 mila euro.
La sentenza della giudice Susanna Zanda riconosce un risarcimento per ripetuto errore diagnostico, errato trattamento sanitario, ritardo nell'applicazione di protesi uditive, pari a 70 mila euro a vantaggio della vittima e 20mila euro destinati alla madre.
Il ragazzo è stato sottoposto per anni a inutili trattamenti neuropsichiatrici, hanno spiegato i legali Pietro Frisani e Chiara Del Buono dello Studio Legale Frisani di Firenze. Dalle indagini otorinolaringoiatriche, "effettuate a 5 anni di distanza, dallo stesso C.R.O. fiorentino, dettero nuovamente esiti negativi, il suo problema non era l’udito".
A un anno di vita, nel 2004, era stato sottoposto ad un esame dell’udito su indicazione della pediatra di famiglia. In quel caso il Centro di Rieducazione Ortofonica di Firenze negò problemi di sordità. Dato che il ragazzino non riusciva a rispondere a comandi semplici alla scuola materna e che parlava un gergo poco comprensibile, i familiari si rivolsero all'allora Usl 11 di Empoli, l'odierna Azienda Usl Toscana Centro. Da qui il calvario.
Nel 2010 la svolta
E' stata la mamma a decidere di portare il ragazzo a Siena dove è stata diagnosticata dall'ospedale universitario una ipoacusia bilaterale di entità medio grave. Allora il bambino aveva 7 anni.
"Il bambino presentava una difficoltà del linguaggio - scrive la giudice Zanda nella sentenza - che non venne indagato in modo completo con gli esami oggettivi collaudati da decenni, tra cui i 'potenziali evocati uditivi', cui provvide" l'ospedale senese "ben 6 anni dopo la prima visita, solo nel 2010".
Gli avvocati hanno ottenuto dalla Seconda Sezione Civile del Tribunale di Firenze "il riconoscimento della colpa delle due strutture: per ripetuto errore diagnostico, errato trattamento sanitario, ritardo nell’applicazione di protesi uditive. Una storia che ha dell’incredibile, una lunga odissea legale, dopo i 6 anni di mancato riconoscimento della malattia".
"Quantunque soddisfatti per l'esito positivo della causa - spiegano Frisani e Del Buono - rimane l'amarezza per un giudizio che si è protratto, per il solo primo grado, per una inaccettabile durata di quasi 7 anni".