Fimer: ora la battaglia si trasferisce a Milano (pronti due bus e cento persone)
La sede legale passa al nord, sindacati e operai si sono già attrezzati per partire a manifestare
Due pullman con circa 100 persone che partiranno alle 5 del mattino: la protesta della Fimer si sposta al Nord.
Se la battaglia legale legata all'azienda aretina si sposta al tribunale di Milano, allora anche lavoratori e sindacati si adeguano e, zaini in spalla, hanno già organizzato tutto per spostarsi la nord con circa cento persone. La maggior parte saranno ovviamente operai ma tra loro anche le rappresentanze sindacali, pronti a lottare per il loro futuro.
La partenza è alle 5 in punto, naturalmente davanti ai cancelli dell’azienda, che ormai sono una sorta di metronomo della loro vita.
"Vogliamo far sentire la nostra voce anche lì dove pare verranno prese le decisioni che pesano" risponde Alessandro Tracchi, che guida la protesta a nome della Cgil. E che a Milano si trasferirà anche con il megafono di ordinanza, quello via via delle grandi comunicazioni ai dipendenti e al quale si alterna con la collega Ilaria Paoletti della Cisl.
Prima tappa a Vimercate, dove c’è l’altra sede italiana di Fimer.
Manifestazione poi in piazza (non davanti all'azienda, per evitare di creare contrapposizioni sgradevoli tra dipendenti della stessa catena) e davanti al Pirellone, per un presidio che durerà alcune ore, sullo stile di quelli ormai mandati a memoria sulla curva del tribunale aretino.
Qui chiederanno anche di essere ricevuti: non facile, la manifestazione è stata organizzata in tempi brevi per essere efficace, ma in ogni caso si faranno sentire, ormai l’esperienza non gli manca.
L’ultimo voto sempre in assemblea era stato quello di procedere comunque ad oltranza fino al 30 giugno. E allora la scelta tornerà al voto. Ma dipenderà dalle evoluzioni del caso: il ritorno al lavoro, davanti alle richieste del Cda, era stato subordinato al pagamento dello stipendio di giugno e ad una scommessa che puntasse esclusivamente su Greybull. Al momento entrambi gli obiettivi sembrano lontani. Nessuno può permettersi scioperi ad oltranza, si sa, e c’è chi sotto sotto non vedrebbe male una sosta. Ma non vogliono neanche dilapidare un mese di fatica e di sacrifici.