La sentenza

Cadaveri nelle valigie: condannata a 30 anni per la morte dei suoceri

Elona Kalesha per il giudice della Corte d'Assise è colpevole

Cadaveri nelle valigie: condannata a 30 anni per la morte dei suoceri
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E' stata condannata a 30 anni Elona Kalesha per l'omicidio dei suoceri, Teuta e Shpëtim Pasho. La sentenza in primo grado è arrivata oggi pomeriggio dai giudici della Corte d'Assise di Firenze. I due coniugi erano scomparsi nel dicembre del 2015. Da allora più niente, fino al ritrovo dei cadaveri smembrati e divisi a pezzi in alcune valigie.

Il 10 dicembre 2020 il ritrovamento

Era dicembre quando i corpi dei coniugi albanesi vennero ritrovati. Da quel momento Kalesha farà 103 visite a siti d’informazione. Obiettivo ricercare se c'erano novità sul caso delle valigie ritrovate in alcuni orti vicino al carcere di Sollicciano.

Lo dicono le analisi fatte sul suo smartphone. Ricerche schizofreniche, anche quando erano ignote le identità delle vittime. Poi è andata a cercare anche cosa rischiasse con le pene per omicidio e occultamento di cadavere. Sicuramente la 36enne non ha agito da sola. 

Chi erano coniugi Pasho

Originari di Valona, la famiglia Pasho abitava nel centro della città che si affaccia sul mare. È da qui che negli anni '90 Shpëtim parte per raggiungere l’Italia. Si fermerà a Castelfiorentino dove lo raggiungeranno anche i figli, oggi grandi e con una propria vita. Da qui negli anni passeranno anche altri parenti. Anche loro di Valona. «Persone perbene», dicono chi conosce Dorina e Vittoria, le figlie che avevano sempre avuto sospetti sulla cognata.

Quei sospetti sulla ex fidanzata del fratello

«I miei genitori sono scomparsi dopo essere andati a casa dell’allora fidanzata di mio fratello», ha detto Vittoria ai microfoni di Chi l’ha visto. Dovevano fare un dolce, poi sono spariti nel nulla. Di loro se ne sono occupati anche i media albanesi, sperando che si fossero nascosti da qualche parte nel loro Paese di origine.

Con la conferma del ritrovamento dei corpi, i vicini vanno indietro con la memoria. E di quando dall’appartamento dove viveva Taulant, il figlio maschio dei Pasho, con la fidanzata c’erano cattivi odori.

I carabinieri al momento del ritrovamento dei cadaveri

«L’appartamento sito in Firenze, via del Pantano 16, è stato domicilio di Taulant Pasho fino al suo allontanamento nel novembre 2016, continuando nel periodo successivo ad essere abitato dalla compagna dell’uomo – hanno detto dall’Arma – L’unità abitativa, con garage pertinente, è stata oggetto tra il 2016 ed il 2017 di diverse segnalazioni, da parte di alcuni condomini, di cattivi odori che venivano ricondotti alla presenza di alcuni cani non debitamente curati.

Le lamentele furono rappresentate al Nucleo Provinciale Guardie Zoofile di Firenze, il quale, ad esito di diversi sopralluoghi (dal novembre 2016 al gennaio 2017), informò l’autorità giudiziaria evidenziando una situazione di scarsa igiene e non corretta cura degli animali domestici. Nel corso dei controlli infatti era stata rilevata la presenza di escrementi ed urina non raccolti».

Nel giugno 2016, i Carabinieri avevano rinvenuto all’interno del garage 6 chilogrammi di sostanza stupefacente del tipo marijuana, dopo aver perquisito l’immobile. Ad esito di tale attività, Taulant era stato tratto in arresto per detenzione ai fini di spaccio di sei chili di marijuana. «Nel luogo non è mai stato rilevata alcuna traccia di cadaveri in decomposizione, ivi compreso l’odore che è sempre stato di escrementi», scrivevano sempre gli inquirenti.

Adesso la fine, anche se gli avvocati di Kalesha faranno ricorso.

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