Mufloni all’Isola del Giglio, Oipa: “Per il ministro sono cacciabili sulla base di un dubbio”
Contrari al massacro sono anche agricoltori che smentiscono l’esistenza dei danni alle colture, come invece si vorrebbe far credere per giustificare la mattanza
Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, nel rispondere a un’interrogazione in Senato sulla “eradicazione” dei mufloni dall’Isola del Giglio, ha dato una risposta tanto categorica quanto elusiva. Così l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa).
La vicenda
Rispondendo a un’interrogazione a prima firma della senatrice Alessandra Maiorino (M5S), Pichetto Fratin ha affermato che i mufloni dell'isola del Giglio sarebbero “cacciabili in quanto alloctoni”.
Ma la rivista scientifica internazionale Diversity ha attestato come i mufloni del Giglio custodiscano un Dna ancestrale ormai perso nella popolazione sorgente sarda, rendendoli ad alta priorità di conservazione.
Su questo, il ministro ha risposto che la caratterizzazione genetica non sarebbe esaustiva, “in quanto effettuata su un campione estremamente ridotto”.
Dunque si aprirebbe il fuoco sui mufloni del Giglio sulla base di un dubbio, fa notare l’Oipa.
I costi
Nell’interrogazione presentata al ministro si legge che la decisione di eradicare, tramite abbattimento, i circa 40 mufloni presenti sull'isola del Giglio costerebbe 378.925 euro: quasi 10 mila euro per ogni animale abbattuto. Denaro della collettività, la cui maggioranza è contraria alla caccia.
La contraddizione
Contrari a questo massacro sono non soltanto gli attivisti - la cui posizione è sostenuta da studiosi, esperti del settore e da diverse associazioni - ma anche la maggioranza degli isolani, i turisti e gli agricoltori che, riuniti nel comitato "Save Giglio", smentiscono l’esistenza di danni alle colture causati dai mufloni, come invece si vorrebbe far credere per giustificare la mattanza.
Due anni fa, si ricorda nell’interrogazione, in un’intervista il presidente del parco, Giampiero Sammuri, ha ammesso che non esisterebbe alcuno studio condotto in loco che accerti il livello d’incidenza del muflone né sull’ambiente, né sull’agricoltura.
“In assenza di una sua comprovata incidenza negativa non è legale classificare l’animale come invasivo, seppure alloctono; si evidenzia che i regolamenti europei e la normativa nazionale prevedono che solo le specie alloctone per le quali è dimostrabile un impatto negativo possono essere eradicate, di conseguenza l'eradicazione dei mufloni del Giglio sembra avvenire in violazione del regolamento UE n. 1143/2014 e della legge quadro sulle aree protette (legge 6 dicembre 1991, n. 394, art. 11, comma 4)”, si legge ancora nell’interrogazione.
«In piena crisi ambientale e di fronte a soluzioni alternative valide e non cruente, non è pensabile che, ancora oggi, si ricorra alle armi e a una carneficina», osserva il responsabile per la Fauna selvatica dell’Oipa, Alessandro Piacenza. «Una politica lungimirante, anche nell’interesse economico dell’isola, dovrebbe fare il possibile per individuare degli strumenti capaci di tutelare la vita degli animali nell’ottica di una convivenza pacifica con la nostra specie».
S’imbracciano i fucili per eliminare gli ultimi mufloni del Giglio, che sono gli ultimi del loro genere e abbatterli significa perdere una grande ricchezza in termini di biodiversità.
L’Oipa ricorda infine come lo stesso ministro Pichetto Fratin ha affermato il 3 marzo scorso, come occorra “riflettere sulle responsabilità e sulle soluzioni di cui l’uomo dispone per sostenere la vita selvatica sulla terra”.