"Fiorentina", un accanimento inspiegabile
di Enzo Bucchioni
Da monumento nazionale a simbolo della violenza negli stadi il passo non può e non deve essere breve. Quello che sta accadendo allo stadio Franchi di Firenze è una triste e inquietante storia che mescola la realtà con il cattivo giornalismo e la superficialità, dove la voglia di piccole vendette trasversali diventa una caccia alle streghe e al picchiatore di turno.
Il risultato è inaccettabile: si sta deturpando l’immagine della Fiorentina e dei fiorentini, Firenze è ormai raccontata dai media nazionali come un Bronx calcistico nel quale è sconsigliato entrare. Perfino la Domenica Sportiva, trasmissione culturalmente democristiana, dai toni sempre bassi, ha pensato bene di alimentare il caso.
Una narrazione falsa e fuorviante, una catena di maldicenze che deve essere spezzata con decisione il prima possibile: Firenze non sarà il Paradiso, ma neppure l’Inferno.
Tutto è nato, ricorderete, da una litigata piuttosto violenta fra un tifoso viola e l’allenatore del Napoli Luciano Spalletti. Era ancora estate, l’alba del campionato. Il tifoso appostato dietro la panchina dell’allenatore ha pensato bene di prendersela con tutto l’albero genealogico dell’allenatore che a fine partita imitando i toscanissimi Giancattivi si ribellò pubblicamente: «Te la mi’ mamma tu la lasci stare». E’ venuto fuori un pieno di parole e di mistificazioni, non è bastato neppure che il tifoso, immediatamente identificato, fosse stato denunciato e colpito da un Daspo pluriennale.
Il processo al Franchi, a Firenze e ai fiorentini è cominciato da lì, da quel pomeriggio insopportabilmente caldo. E se è vero che in Italia la mamma non si può toccare, la regola vale solo per lo stadio di Firenze? Da questo interrogativo parte tutto il nostro ragionamento, la narrazione, ma soprattutto la spiegazione dei fatti. Con una premessa, per evitare equivoci. Chi scrive è lontanissimo da qualsiasi concetto di violenza fisica, verbale o scritta che sia, condanna e non giustifica per nessuna ragione, non ammette deroghe di nessun tipo. Non sono Gandhi, ma Attila non mi piace.
Che clima c’è negli stadi?
Sogno anche per l’Italia il meraviglioso clima visto e goduto in molti stadi del mondo, una festa sportiva, famiglie gioiose a tifare per la loro squadra assieme ad altre che tifano per l’altra squadra. Utopia? Forse. Questo però mi serve per dirvi che non sono disposto a fare deroghe né per Firenze né per nessun altro stadio o tifoso: chi sbaglia deve pagare e la civiltà negli stadi la pretendo. Spero di essere stato chiaro. Proprio per questa ragione non nascondo quello che è successo, di Luciano Spalletti (nella foto rivediamo il caso che ha aperto tutta questa caccia alle streghe ndr) abbiamo già parlato proprio su queste pagine. Abbiamo condannato altri cori ed altri episodi, fino all’ultimo di sabato scorso quando un tifoso dell’Inter è stato aggredito per aver esultato, forse in modo eccessivo, al gol della vittoria. Non deve comunque succedere. L’assalitore è già stato identificato e anche per lui tre anni di Daspo sono il minimo sindacale. Ecco, questo è il “Franchi”. Un posto dove certi episodi avvengono ancora e nessuno li vuole mascherare, non dovrebbero avvenire, speriamo non accadano più e tutti quando dobbiamo contribuire a creare un clima diverso.
Solo Firenze nel mirino?
Ma il “Franchi” è l’unico della Serie A dove succedono certe cose?
Purtroppo no. Per rimanere a Spalletti, domenica scorsa a Roma è stato insultato per tutta la partita e non da un tifoso solo, ma da tutto uno stadio intero. Lo stesso stadio ha evocato il famoso Vesuvio con cori di discriminazione territoriale. Tutta la partita fino al punto di ascoltarli anche nelle dirette televisive. Avete letto qualcosa di grande, avete ascoltato condanne o robe del genere?
Ma vado oltre. A Bergamo mai successo niente? I cori come se piovesse, gli episodi caldi pure. E se andate a vedere su You Tube non mancano i filmati che dimostrano come zuffe grandi e piccole, tifosi che vengono invitati a togliersi la maglia se non è quella della squadra di casa. Anche nella civile Milano. C’è, purtroppo, da sbizzarrirsi. Bene. Anzi, male.
E allora mi chiedo e vi chiedo: avete mai letto titoloni di giornali, sentito trasmissioni radio, visto televisioni occuparsi di queste vicende con la stessa rilevanza con la quale si sta parlando dei “fatti del Franchi” anche diversi giorni dopo?
Sfido chiunque a dimostrare il contrario di quello che sto dicendo. Quando va bene certi episodi vengono derubricati a notiziole, molto più spesso capita di leggere qualcosa fra le righe di qualche pezzo. Mai vista la demonizzazione simile a quella in atto di Firenze, dei fiorentini e della Fiorentina.
Demonizzazione in corso...
C’è da chiedersi, naturalmente, perché stia accadendo tutto questo, perché notizie simili abbiano un peso e una valutazione straordinariamente diversi. Perché, brutalmente, un cazzotto dato a Roma o a Milano sia diverso da un cazzotto dato a Firenze. Misteri del giornalismo, anzi nessun mistero, la vicenda è chiarissima ed esemplificativa di cosa sia il giornalismo oggi e di come l’informazione possa essere manipolata. La prima ragione che porta Firenze a essere terra di nessuno è l’assoluta mancanza di importanza a livello mediatico. Sportivo, ma non solo. Milano ha i suoi giornali di riferimento e le sue televisioni. Per non parlare di Roma. Ma anche Torino ha in Tuttosport un media di riferimento. Firenze no, non ha giornali forti e non ha più giornalisti capaci di fare opinione a livello nazionale. La storia non è nuova.
I giornali hanno comunque un pubblico di territorio o di squadra, lo capite bene dallo spazio dedicato a questa o quella società in maniera diversa a secondo del bacino di utenza del lettore. In nome e per conto di questa logica deontologicamente sbagliata, si tende a minimizzare tutto quello che possa portare discredito alle tifoserie in questione e, a volte, anche alle società.
Firenze non appartiene a nessuno e siccome Firenze fa notizia in quanto Firenze città del mondo, è facile cavalcare certi fatti e certe situazioni. In più, negli ultimi mesi, s’è creata una situazione ancora più inaccettabile che coinvolge Rocco Commisso e la dirigenza della Fiorentina.
Il patron italo-americano è andato spesso in rotta di collisione con i giornali e con i giornalisti, sicuramente in maniera eccessiva. Al di là dei torti e delle ragioni, e Rocco spesso ne ha, è mancata da sempre la volontà di capire e di rapportarsi con il mondo del calcio e dei media, spesso sopra le righe, ipercritico, umorale e a volte poco razionale.
Quasi sempre condizionato dai risultati. Un mondo che è stato capace di contestare Berlusconi che ha vinto con il Milan ben ventinove trofei.
E poi c’è Rocco...
Ecco, questa realtà non è mai stata accettata da Rocco per cultura o modo di fare, causando una vera e propria guerra con i media e con alcuni giornalisti.
C’è addirittura una querela in corso, Rocco Commisso ha denunciato la potentissima Gazzetta dello Sport e ne continua a parlare a tinte fosche. Del giornale e del suo editore Urbano Cairo presidente del Torino.
In questo scenario, su questo terreno, il “dagli a Firenze”, “dagli alla Fiorentina”, un passaparola mai ammesso, sta diventando qualcosa di inaccettabile. Deontologicamente sbagliato per qualsiasi media. Dove sta l’essere super partes, il cardine del giornalismo? Dimenticato.
Il fatto che Rocco Commisso stia antipatico a molti, non abbia un buon rapporto con i media, non può e non deve giustificare quello che sta succedendo. Quando parliamo di “Casta”, eccone un altro esempio. Ho la tessera da giornalista professionista datata 1975, ma questo non mi impedisce di dire e condannare certi modi di fare. Lo stesso fatto deve essere narrato ugualmente a Firenze come a Roma o a Milano. Se Rocco non mi piace, non posso farmi condizionare nel momento in cui informo i lettori.
Ma nessuno dice niente. Nessuno interviene. Ormai va tutto bene così… E la meraviglia la allargo anche al sindaco di Firenze che di fronte a un attacco a testa bassa sulla civiltà della sua città che dura da tempo, s’è limitato a dichiarazioni molli e di facciata. Come mai non ha impugnato l’ascia di guerra?
Semplice anche questo. Tutto dipende dall’uso e dal rapporto che si ha con i media. Nardella pensa più a sé stesso che a Firenze, non si vuol mettere contro la stampa, usa il fioretto, ha i piedi di piombo perché dalla stampa vuole consenso e appoggio e con la stampa vuole un rapporto sereno.
Se il sindaco di Firenze non stesse pensando alla sua carriera e al suo futuro, avrebbe dovuto usare parole ben più dure, avrebbe dovuto chiedere di parlare di questo caso in tutti i consessi dove parla abitualmente di politica. E sono tanti. Invece no, solo parole che scorrono via in fretta.
E pazienza se Firenze e i fiorentini passano per violenti, se il “Franchi” viene descritto come il Bronx, l’importante è che i media continuino a dire che Nardella è un ottimo sindaco. Spesso senza sapere come è gestita Firenze.