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Una vita tra campagna e manicomio: è uscito il libro sul signese Guelfo Beconi

“La mia famiglia vive sulle sponde del fiume da secoli – ha raccontato – ed io ho voluto continuare questa tradizione anche quando tutti abbandonavano la terra che è rimasta invece la mia grande passione",

Una vita tra campagna e manicomio: è uscito il libro sul signese Guelfo Beconi
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Una vita tra campagna e manicomio: è uscito il libro sul signese Guelfo Beconi

Chi è di Signa lo conosce per forza: Guelfo Beconi è uno di quei personaggi che in una comunità diventano un punto di riferimento grazie alla loro disponibilità, alla loro storia densa di mille risvolti. Adesso su di lui è uscito un bel volume (intitolato Guelfo Beconi. Una vita tra campagna e manicomio, Edizioni Medicea Firenze) curato dal giornalista Fabrizio Nucci e presentato nei giorni scorsi a Villa Castelletti in una manifestazione realizzata dal Banco Fiorentino. Protagonista dell’evento ovviamente è stato proprio lui, Guelfo, che ha raccontato i mille aneddoti legati alla sua attività di infermiere presso l’ospedale psichiatrico di San Salvi, durata più di trent’anni senza però mai venir meno al suo impegno quotidiano nel podere. Una vita tra campagna e manicomio appunto che ha visto Guelfo diventare l’ultimo depositario degli antichi saperi mezzadrili della zona e della cultura fluviale legata al Bisenzio: “La mia famiglia vive sulle sponde del fiume da secoli – ha raccontato – ed io ho voluto continuare questa tradizione anche quando tutti abbandonavano la terra che è rimasta invece la mia grande passione. Non a caso da sempre ospito le scolaresche al mio podere, per trasmettere ai bambini conoscenze ed emozioni che solo il contatto con la terra può dare”.

La sua amicizia con Moscerino

Oltre al grande passaggio legato alla dissoluzione della civiltà contadina, Guelfo ha vissuto in prima persona anche quello della progressiva chiusura degli ospedali psichiatrici come San Salvi: “Quando entrai a lavorare lì alla fine degli anni Cinquanta San Salvi era ancora una città dentro la città – racconta – poi con la legge Basaglia ho vissuto tutto il periodo di passaggio. Fin dagli anni sessanta comunque avevo preso l’abitudine di portare con me al podere alcuni malati meno gravi grazie a degli specifici permessi: uno di loro è rimasto a casa mia per oltre 6 anni, senza mai dare il minimo problema, lavorando e facendosi apprezzare. Credo che tutti debbano avere una seconda occasione”. Guelfo Beconi è molto legato anche all’amico Alfio Vanni, l’artista dei Renai noto a tutti come “Moscerino” e molte pagine del libro sono dedicate anche a questo rapporto. Nelle prossime settimane verrà organizzata anche un’ulteriore presentazione di cui daremo senz’altro conto.

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