Rsa Toscane: "Perplessi per accordo tra Ministero e Carabinieri per ricognizione sulle residenze"
"Giova ricordare al Ministro Speranza e a Mons. Paglia che le “residenze socio-assistenziali variamente denominate”, se non abusive, e in questo caso il controllo è doveroso e ben vengano le ispezioni dell’Arma, sono già perfettamente conosciute dalle Regioni
"Lascia francamente sorpresi il comunicato con cui il Ministero della Salute rende noto di avere sottoscritto, in accordo con la “Commissione per l’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana”, un Protocollo d’Intesa, della durata di tre anni, con il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri per effettuare su tutto il territorio nazionale una “ricognizione delle residenze socio assistenziali”. Scopo dell’iniziativa: “la mappatura, a livello comunale, delle residenze socio-assistenziali variamente denominate (case di riposo, case alloggio, case famiglia) e la realizzazione di una anagrafe delle residenze socio-assistenziali, recante il numero delle strutture operative, la rispettiva capacità recettiva, le modalità organizzative ed ogni altro aspetto d’interesse”. Fatto il censimento delle strutture l’Arma dovrà “svolgere le successive verifiche in relazione a situazioni meritevoli di approfondimento”. A dirlo è il coordinamento delle Rsa Toscane.
La protesta
"Giova ricordare al Ministro Speranza e a Mons. Paglia che le “residenze socio-assistenziali variamente denominate”, se non abusive, e in questo caso il controllo è doveroso e ben vengano le ispezioni dell’Arma, sono già perfettamente conosciute dalle Regioni perché “autorizzate” al funzionamento per un determinato numero di posti e, se del caso, “accreditate” ad erogare servizi e prestazioni in nome e per conto del SSN. Proprio per questo, tutte le strutture vengono periodicamente controllate da apposite Commissioni regionali che verificano il rispetto dei requisiti e delle prescrizioni e che, se tutto è in regola, rinnovano i permessi ad operare.
Durante la pandemia, le RSA non solo sono state lasciate sole ad affrontare l’emergenza ma, in conseguenza delle massicce assunzioni di personale da parte degli ospedali, sono state di fatto private di tante loro professionalità. E si deve solo all'impegno, al lavoro e al sacrificio del personale residuo se il bilancio delle morti per Covid fra gli ospiti non è stato più drammatico.
Se ora davvero “l’attenzione per gli anziani deve essere oggi più che mai una priorità per le istituzioni e per tutta la nostra Comunità nazionale”, come ha dichiarato l’on. Speranza, la strada che il Ministero e la Commissione di Mons. Paglia devono perseguire non è quella, mandando i Carabinieri nelle residenze socio-assistenziali, di mettere implicitamente queste realtà sul banco degli accusati, ma di analizzare i diversi bisogni degli anziani fragili, spesso anche malati cronici, e di modulare le risposte assistenziali avendo al centro l'appropriatezza degli interventi. L’assistenza a valle della fase acuta delle malattie, sia a carattere temporaneo che continuativo (Long Term Care), deve essere programmata partendo non da posizioni ideologiche e aprioristiche ma dalle reali necessità delle persone e tenendo conto di tutte le realtà accreditate che operano nel settore e che, proprio perché “autorizzate e accreditate”, sono, e vanno considerate, parte integrante del SSN.