Ictus: durante la pandemia il Santo Stefano di Prato ha incrementato il numero di pazienti sottoposti al trattamento acuto di trombolisi
Questa patologia rappresenta la principale causa di disabilità permanente nell’adulto/anziano, la seconda causa di demenza e la terza causa di morte nella popolazione (l’11 % di tutte le morti).
L'ictus non resta a casa anche nel corso della pandemia. Un intervento immediato è fondamentale nel trattamento di questa patologia tempo dipendente per ridurne le conseguenze. Al Santo Stefano di Prato, nel corso dell’emergenza sanitaria da Sars CoV-2 è stato garantito un trattamento di alto livello con protocolli adeguati e percorsi dedicati in totale sicurezza. I pazienti non devono temere di rivolgersi all’ospedale all’insorgere dei sintomi. Nell’ictus il fattore tempo è fondamentale perché la terapia in fase acuta è applicabile solo entro le prime ore dai sintomi e prevede un trattamento medico ed un intervento endovascolare che può essere effettuato solo in Centri di comprovata esperienza.
Patologia molto diffusa
Questa patologia rappresenta la principale causa di disabilità permanente nell’adulto/anziano, la seconda causa di demenza e la terza causa di morte nella popolazione (l’11 % di tutte le morti). In Toscana i casi incidenti di ictus sono circa diecimila ogni anno, di cui l’80% ischemici ed i restanti emorragici, con costi diretti stimati di circa 280 milioni di euro ogni anno.
Nell’ospedale Santo Stefano di Prato il carico assistenziale per questi pazienti non si è ridotto. Nel 2020 sono stati effettuati 126 trattamenti nella fase acuta (103 trombolisi sistemiche, 12 trombectomie meccaniche presso la neuroradiologia interventistica fiorentina ed 11 trattamenti combinati) su 380 ictus ischemici in pazienti che sono stati ricoverati.
Il trend in aumento del numero dei trattamenti in fase acuta si è mantenuto nonostante l’emergenza sanitaria. I dati lo confermano: lo scorso anno sono stati effettuati il 29% di trattamenti in più rispetto al 2019 grazie ad un percorso organizzativo che ha garantito l’assistenza all’ictus contemporaneamente all’assistenza per il Covid.
“L’ infezione da SARS-CoV-2, determinando un aumento della coagulabilità del sangue, comporta un rischio di ictus ischemico, con una frequenza che raggiunge il numero di 8 pazienti su 100 affetti da COVID-19 – ha commentato Alba Caruso, neurologa del Santo Stefano. Inoltre, gli ictus che avvengono nei soggetti colpiti da questa malattia infettiva sono di maggiore gravità rispetto a quelli dei soggetti non-COVID.”
La Neurologia di Prato è da anni impegnata nella diagnosi e cura dell’ictus. Ogni anno ricovera circa 600 pazienti colpiti da ictus, effettuando trattamenti della fase acuta in stretta collaborazione con il Pronto Soccorso, la Radiologia del Santo Stefano Prato e la neuroradiologia interventista di Firenze.
Il trattamento con trombolisi sistemica è stato effettuato anche in pazienti ricoverati per infezione da SARS CoV2, garantendo il miglior trattamento della fase acuta
“La rete assistenziale per l’ictus della AUSL Toscana Centro, che coordino, sottolinea il dottor Pasquale Palumbo, ha permesso una condivisione di percorsi formativi e clinico assistenziali negli 8 ospedali della rete con una ottimizzazione dei tempi di intervento.”