La giornata si apre in via Cavour con una doppia mobilitazione studentesca, che si unisce in un unico fronte. Dal liceo Michelangiolo, una delegazione è pronta a opporsi all’accorpamento con il Galileo e a richiamare l’attenzione sui tagli all’istruzione, che, secondo gli studenti, minacciano la qualità della vita scolastica.
Le lezioni sono riprese da poche ore dopo due giorni di occupazione, e il corteo attraversa il centro con uno striscione che esprime la rabbia e la determinazione dei partecipanti: il desiderio di riprendersi ciò che considerano un diritto fondamentale.
Il Michelangiolo e il timore di scomparire
Deva, rappresentante d’istituto, avverte che il ricorso istituzionale contro l’accorpamento potrebbe non essere sufficiente a salvaguardare l’identità del liceo. Tuttavia, sottolinea che questa vertenza va oltre la mera difesa di un nome.
La protesta intende portare alla luce un disagio più ampio: classi sempre più affollate, relazioni tra studenti e docenti compromesse dalla mancanza di tempo e spazio, e crescenti difficoltà per chi soffre di disturbi d’ansia in ambienti che non consentono un’attenzione individuale. Per gli studenti, questo rappresenta il volto tangibile del “dimensionamento scolastico”.
Il gelo nelle aule del Porta Romana
Quando il corteo del Michelangiolo raggiunge la Città metropolitana, gli studenti del liceo artistico di Porta Romana sono già riuniti, in sciopero per la mancata accensione dei riscaldamenti. Anche quest’anno, le aule risultano troppo fredde per garantire la sicurezza durante le lezioni, in particolare nei laboratori, dove macchinari e attrezzature richiedono libertà di movimento.
Una protesta che si fonde in un’unica voce
Nel piazzale, le due mobilitazioni si fondono spontaneamente. Le rivendicazioni, pur partendo da problematiche diverse, mirano allo stesso obiettivo: la mancanza di investimenti, l’idea che l’istruzione sia considerata una priorità secondaria e il timore che l’identità degli istituti venga sacrificata insieme al benessere quotidiano degli studenti.
Le bandiere e gli slogan si intrecciano, mentre i rappresentanti denunciano scelte governative che, a loro avviso, indeboliscono il sistema educativo per favorire altre spese. È in questo intreccio di istanze che la protesta prende forma, manifestandosi come un’unica richiesta collettiva di ascolto, sicurezza e rispetto per il futuro degli studenti fiorentini.