Rsa in stato di agitazione: "Servono misure urgenti"
Le difficoltà dell’ultimo anno, insieme alle maggiori spese e alle criticità nel reperire il personale, mettono a rischio il mantenimento di standard assistenziali minimi e dunque la sopravvivenza stessa di questi luoghi, con tutto ciò che ne consegue.
Il Comitato di coordinamento dei gestori toscani lancia un grido d’allarme: il nuovo concorso per infermieri apre a gravi carenze d’organico. Necessari provvedimenti per garantire la continuità assistenziale. Il 10 febbraio manifestazione regionale.
Rsa in stato di agitazione
Colpite in modo durissimo dalla pandemia e chiamate a gestire il covid-19 al loro interno, le Rsa toscane chiedono l’attuazione di misure urgenti indispensabili per la sopravvivenza del sistema. In «trincea» da quasi un anno, per fronteggiare l’emergenza le strutture hanno chiuso le porte ai familiari, bloccato nuovi ingressi, sostenuto spese ingenti per l’acquisto di tamponi, dispositivi di protezione individuale e sanificazioni, nonché per un’organizzazione complessa del personale e delle attività. Un aspetto, su tutti, desta preoccupazione nei gestori: l’esodo di infermieri verso le Asl in seguito a concorsi nazionali e regionali, il quale dalla scorsa primavera ha provocato pesanti carenze di organico e che ora rischia di aggravarsi a causa del nuovo bando annunciato dalla Regione per l’assunzione a tempo indeterminato di circa 3.700 unità. Il Comitato di coordinamento dei gestori delle Rsa toscane dichiara lo stato di agitazione e annuncia nuove azioni a tutela del settore, a partire da una manifestazione regionale in programma mercoledì 10 febbraio 2021.
Chieste 4 misure urgenti
Il Comitato sollecita inoltre l’attuazione di quattro misure urgenti per garantire la continuità delle attività assistenziali erogate a favore degli anziani non autosufficienti. La prima di queste, per scongiurare il rischio di un nuovo esodo di dipendenti verso le Asl che porterebbe molte Rsa alla chiusura, punta a far sì che, in caso di assunzione in seguito al nuovo concorso regionale, il personale infermieristico già operante a tempo indeterminato nelle strutture sia tenuto comunque a proseguire, sebbene assunto dall’Asl, la propria attività nello stesso luogo fino al termine dell’emergenza. In seconda istanza, i gestori chiedono il riconoscimento di nuovi indennizzi, già previsti ad esempio in altre regioni e dalla normativa nazionale, a fronte delle spese sostenute per fronteggiare l’emergenza e contribuire così a non saturare gli ospedali. Al fine di definire chiaramente ruoli e responsabilità, nonché le risorse disponibili per la gestione, il comitato reclama la definizione di un contratto ponte 2021 per le Rsa covid o con bolle covid. Il gruppo chiede infine a gran voce la creazione di un’anagrafe degli anziani vaccinati (o in alternativa una vaccinazione da prevedere prima dell’ingresso in Rsa) in modo da poter tornare ad aprire le strutture a nuovi ingressi.
A rischio standard assistenziali minimi
Le Rsa toscane contano 12.800 posti letto e 10.000 addetti, più l’indotto. La scelta di dare priorità alla vaccinazione dei loro ospiti e operatori è indicativa del modo in cui queste strutture, pensate per favorire la socializzazione e la vita in comune di soggetti fragili anziché per l’isolamento e il contenimento di malattie infettive, sono state colpite dall’emergenza. Le difficoltà dell’ultimo anno, insieme alle maggiori spese e alle criticità nel reperire il personale, mettono a rischio il mantenimento di standard assistenziali minimi e dunque la sopravvivenza stessa di questi luoghi, con tutto ciò che ne consegue. Il danno economico è solo in parte compensato dai ristori previsti dalle delibere regionali, mentre le assicurazioni formulate per le strutture socio-sanitarie non comprendono la copertura dei danni derivanti da una pandemia.