CANTAGALLO

Infermiere non si vuole vaccinare: "Viene in casa per curare mio marito già fragile. Abbiamo paura"

La risposta ha spaventato questa donna che ha bisogno delle cure a domicilio per il marito immunodepresso, ma anche quello che le ha scritto il distretto sanitario non l'ha certo tranquillizzata.

Infermiere non si vuole vaccinare: "Viene in casa per curare mio marito già fragile. Abbiamo paura"
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Il racconto di una donna che ha bisogno di assistenza per il marito immunodepresso. Un operatore sanitario le ha detto che non si sarebbe fatto il vaccino.

Infermiere non si vuole vaccinare

«Siamo spaventati. Mio marito dopo il trapianto di cuore è una persona fragile e a rischio. E se chi viene in casa nostra per i suoi problemi di salute, ci dice che non si vuole vaccinare, noi siamo molto preoccupati».

Queste le prime parole di Katia Atzeni, 50 anni, che ha spiegato a Bisenziosette cosa è successo una settimana fa e perché adesso lei e suo marito Massimo sono così spaventati.

«Mio marito ha avuto il trapianto di cuore sette anni fa - ha spiegato Katia - e da allora non ha difese immunitarie perché prende immunosoppressori. La nostra vita da allora era già cambiata. Molto prima dell’arrivo del Covid noi eravamo abituati ad andare in giro, poco, e con la mascherina. Stavamo distanti dagli altri perché anche una normale influenza per mio marito voleva dire una polmonite sicura. A certe accortezze noi eravamo già abituati da anni. Anche per questo motivo quando poi è scoppiata tutta la pandemia noi le sue terapie non siamo più andati a farle in ambulatorio come prima, ma abbiamo chiesto e ottenuto un infermiere a domicilio. Serve per l’Inr, cioè per determinare il dosaggio di anticoagulante necessario a intervalli regolari per mio marito. Ci siamo sempre trovati bene con l’infermiere che svolge un lavoro impeccabile. Quando è scoppiata la pandemia, la prima visita a domicilio durante l’emergenza sanitaria, sarà stato fine marzo o i primi di aprile, addirittura l’infermiere (che quella volta non era la stessa persona che viene sempre a casa nostra) si presentò senza dispositivi sanitari. Feci presente la situazione prima all’Urp che poi girò la mail all’ufficio infermieristico che a sua volta la inoltrò al distretto di Vaiano da cui viene appunto l’infermiere a domicilio. Quello era in effetti il periodo in cui purtroppo tutto, dalle mascherine ai guanti agli altri dispositivi di sicurezza, non si trovavano. Mi fu risposto infatti che loro avevano il materiale che gli veniva fornito. Dalla volta dopo quindi ho sempre fatto trovare tutto l’occorrente io in casa, anche se poi non sono mai tornati senza mascherine, anzi ora indossano veramente ogni tipo di protezione e dispositivo».

La paura perché il marito è immunodepresso

Un inizio difficile quindi per questa famiglia che vive con estrema preoccupazione l’emergenza sanitaria a causa appunto dei problemi del marito.

«Martedì scorso poi quando è venuto il solito infermiere che viene sempre e con cui ormai ci conosciamo, che svolge sempre un ottimo lavoro, bravissimo, ci offre un buon servizio, parlando ho chiesto: “Allora come siamo messi in Vallata con questo vaccino? Lo hai già fatto?”. E’ stata la sua risposta a spaventarmi: “No, io sono no vax e di un vaccino fatto in tre mesi sono più i rischi che i benefici”. Io lì per lì ci sono rimasta male anche perché non avevo chiesto spiegazioni, però a quel punto ho commentato: “Ma come, tu vieni qui e conosci i rischi e le condizioni di mio marito”. La sua risposta finale è stata: “Sto attento e non mi sono mai ammalato finora”. Sono rimasta sgomenta anche perché da parte di un infermiere non mi aspettavo questa risposta. Ho così mandato il giorno stesso una mail all’ufficio infermieristico che l’ha poi girata al distretto di Vaiano in cui spiegavo la situazione e chiedevo per favore che facessero una giusta scuola agli operatori sanitari anche perché le risposte dell’infermiere non mi sembravano degne di chi opera in questo settore. Ho poi ricordato la nostra situazione e spiegato che mio marito è sempre a rischio».

La risposta del distretto sanitario

Alla fine dopo un po’ di botta e risposta con il distretto di Vaiano il riassunto è stato che gli infermieri utilizzano tutti i dispositivi necessari e che al tempo stesso il vaccino è fortemente consigliato ma non obbligatorio.

«Ho voluto che questa storia venisse fuori non perché voglia che ci siano conseguenze o licenziamenti o chissà cosa. Assolutamente no ci mancherebbe, pensando poi a tutte le persone che sono a casa o lo saranno a breve. Vorrei solo che si pensasse alle situazioni come la nostra in cui un infermiere che viene a casa, appena ce ne sarà la possibilità, bisogna che sia vaccinato, per la salute stessa del paziente. Noi non vediamo da mesi i nostri parenti e genitori proprio per tutelare mio marito e io da un infermiere, quindi operatore sanitario, mi devo sentir dire una cosa del genere? Il vaccino è una tutela per noi, per gli altri e per l’azienda stessa. E’ chiaro che se succedesse qualcosa a mio marito l’unica persona che vediamo noi è l’infermiere che viene a domicilio, quindi lo dico anche per l’azienda stessa che si dovrebbe tutelare facendo fare un serio corso sui vaccini se questi operatori sanitari continuano a ragionare in questo modo».

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