la sentenza

Tar conferma divieto vendita di borse gioiello a Ponte Vecchio

Respinto ricorso contro provvedimento del Comune di Firenze

Tar conferma divieto vendita di borse gioiello a Ponte Vecchio
Pubblicato:

Il Tribunale Amministrativo Regionale della Toscana ha respinto il ricorso proposto contro il provvedimento del Comune di Firenze, che ha vietato a Ponte Vecchio la vendita di "borse di pregio artigianale impreziosite da gioielli".

Lo rende noto un comunicato della giustizia amministrativa. "In questa zona, rilevante quale 'sito Unesco', il regolamento comunale, all'art. 8, comma 1, consente la vendita di 'oggetti preziosi', intendendosi con tale dizione 'gioielli e articoli di oreficeria legati da tradizione secolare al Ponte Vecchio'.

I giudici amministrativi hanno escluso che le "borse gioiello" siano assimilabili agli oggetti di cui è consentita la vendita", conclude la nota.

Ma cosa era successo?

La disfida prende campo l'estate scorsa tra l'azienda Graziella Braccialini e l’associazione degli orafi di Ponte Vecchio. Prima a colpi di parole e poi al tribunale amministrativo, appunto. Da una parte l'attività aretina che sul Ponte Vecchio aveva messo in vendita alcune borse gioiello. Ad invitare a seguire le regole anche lo Sportello unico per le attività produttive del Comune di Firenze. Poi anche l’associazione Ponte Vecchio che rappresenta i 41 orafi aveva evidenziato che "le borse, di qualunque genere, non si possono vendere". Fino al ricorso al Tar.

"Siamo convinti delle nostre ragioni – aveva detto allora Gianni Gori, patron del Gruppo Graziella – Non siamo un negozio di pelletteria, ma un brand che fattura 180 milioni e che ha salvato un marchio del lusso fiorentino come Braccialini con un investimento complessivo di circa 30 milioni di euro.

Promuoviamo un nuovo modo di concepire i gioielli insieme alla moda per questo è nato Graziella Braccialini che ha punti vendita in mezzo mondo. Mi dicono che il Tar ci metterà un mese a decidere, fino a quel momento rimarremo chiusi".

Adesso a mettere la parola fine ci ha pensato il Tribunale amministrativo.

Seguici sui nostri canali