I numeri sull'occupazione

Le donne in Toscana lavorano e guadagnano meno, ma sono più qualificate

Solo il 67% delle donne toscane con età 15-64 anni è attiva sul mercato del lavoro, contro l’80%degli uomini

Le donne in Toscana lavorano e guadagnano meno, ma sono più qualificate
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Sono pagate meno, eppure sono più qualificate. Solo il 67% delle donne toscane con età 15-64 anni è attiva sul mercato del lavoro, contro l’80%degli uomini. Un divario simile si osserva nei tassi di occupazione, pari al 63,8% per le donne e al 76,7% per gli uomini.

E' questa la panoramica del lavoro femminile in Toscana. Lo confermano i dati del rapporto Ires-Cgil sull’occupazione, diffusi in occasione dell’8 marzo.

I numeri sono chiari ed evidenziano un divario tra donne e uomini

In Toscana le donne lavorano in totale 267,4 milioni di ore annue in meno rispetto agli uomini. Il dato è alimentato sia dal minore tasso di occupazione femminile (13 punti percentuali in meno rispetto al tasso di occupazione maschile), sia da una media settimanale di ore lavorate settimanali inferiore di 6,3 ore rispetto agli uomini. Quasi un terzo delle lavoratrici dipendenti ha un contratto a tempo parziale, contro l’8,6% dei lavoratori. Si tratta di un dato in linea con quello italiano ma superiore di oltre 2 punti percentuali rispetto alla media europea.

Livelli migliori rispetto al dato nazionale

Lo scarto tra uomini e donne è per la nostra regione in linea con il Centro-Nord, con un differenziale che è stabile intorno al 13%. A parità di mansioni, le donne percepiscono stipendi significativamente inferiori a quelli degli uomini, in Toscana il dato è del 2% in meno se si considera il salario mediano, ma ai due estremi, 10% con salari più alti e 10% con salari più bassi, il salario orario lordo delle donne è inferiore rispettivamente del 6,3% e dell’8,5%.

Dopo la pandemia più precarietà

La ripresa post-pandemica dell’occupazione è caratterizzata da alti tassi di precarietà, che riguardano in modo preponderante le donne lavoratrici. Si tratta complessivamente di un’occupazione precaria e discontinua, in cui l’ampia quota di contratti a termine riguarda sia gli uomini che le donne, gli uomini per il 40,5 % e le donne per il 38,1%, ma nello specifico dei nuovi posti di lavoro assegnati a donne emerge un ruolo rilevante del lavoro stagionale (che incide per il 17,3%), della somministrazione (al 12,2%) e del lavoro intermittente (12,9%), tutte forme che segnano una distanza con i contratti maschili.

Gianfranco Francese (presidente Ires Toscana)

 “La grave situazione di crisi economica e sociale degli ultimi anni restituisce un quadro dell’occupazione delle donne anche nella nostra regione fortemente critico. In un contesto deteriorato riemerge con più forza la figura dell’uomo ‘bread winner’ che rappresenta la fonte di reddito principale dei nuclei familiari, relegando la donna ad un ruolo spesso ancillare nel mondo del lavoro che ne mina sia in termini di partecipazione che di salario le possibilità di una reale autonomia economica e di indipendenza personale”.

Barbara Orlandi (Coordinamento Donne Cgil Toscana)

“Lo studio prodotto dimostra che, a fronte di una maggiore richiesta di lavoro da parte delle donne, il mercato del lavoro non è in grado di assorbirla e o l’assorbe garantendo lavoro povero, precario, saltuario e quasi sempre part-time. Ed è proprio il part-time ad essere la forma di accesso al lavoro delle donne maggiormente diffusa, in relazione al tema ‘conciliazione tempo di vita e tempo di lavoro’ che, invece, deve sempre più diventare ‘condivisione dei tempi di vita e di lavoro’; di quel lavoro non retribuito di cui si fanno carico quasi esclusivamente le donne e che riguarda la cura dei bambini, l’accudimento degli anziani, la gestione familiare. Occorre liberare il tempo delle donne, perché più si libera il tempo del lavoro non retribuito, più le donne potranno dedicare il tempo al loro lavoro retribuito garantendo così autonomia e indipendenza, condizioni fondamentali per liberarsi anche da quelle condizioni di violenza che, purtroppo, continuano ad essere presenti e perseguite proprio perché le donne non hanno autonomia ed indipendenza economica”.

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