UN CASO RARO

Crisi alla Csl di Piombino: l'azienda ci ripensa e sospende tutti i licenziamenti

L'azienda leader nella produzione di acciaio ha contribuito a risolvere il problema prorogando l'affidamento dei servizi di logistica

Crisi alla Csl di Piombino: l'azienda ci ripensa e sospende tutti i licenziamenti
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Novità sulla vicenda dei sei operai della Csl, l’azienda di Piombino appartenente al consorzio PuliCoil e attiva nel settore logistica per conto di Liberty Magona.

Dopo la denuncia del sindacato, cui sono effettivamente seguite le lettere di licenziamento motivate dall’azienda per la mancanza di lavoro, la Regione ha ottenuto la sospensione dei licenziamenti e la riapertura del confronto fra azienda e sindacato.

"Esploriamo strade alternative"

Lunedì scorso Valerio Fabiani, il consigliere per lavoro e crisi aziendali di Eugenio Giani, aveva incontrato le organizzazioni sindacali e i rappresentanti dei lavoratori. Nella mattinata di mercoledì 11 settembre ha invece avuto un confronto con il management di Csl e di Magona.

"Ringrazio Magona per non essersi sottratta alla richiesta di un contributo per risolvere il problema e Csl per aver accolto le nostre richieste e riaperto al confronto con le organizzazioni sindacali", ha dichiarato Fabiani.

"Intendiamo esplorare le strade alternative al licenziamento con il supporto di tutti i soggetti coinvolti: da un lato la disponibilità mostrata da Magona per una proroga di affidamento dei servizi logistica, dall’altro la disponibilità della Regione a mettere in campo la strumentazione possibile per soluzioni alternative” spiega Fabiani -. Confidiamo nel negoziato per trovare un insieme di misure in grado di fronteggiare l'attuale calo di lavoro senza disperdere posti di lavoro e competenze fondamentali nel momento in cui il mercato ripartirà”.

Caso raro

Questo di Piombino rappresenta un caso raro rispetto a quanto solitamente siamo abituati a vedere in queste simili situazioni. Senza scomodare l'ormai - ahinoi - storico caso della ex Gkn di Campi Bisenzio dove 140 dipendenti sono ancora senza stipendio da quasi 10 mesi e diventato simbolo del lavoro precario in Toscana ma anche in tutta Italia, vi sono esempi recenti in cui l'esito non è stato altrettanto positivo. Tutt'altro.

Lo scorso maggio alla Acme di Calenzano furono 14 i dipendenti licenziati. L'azienda - una della quattro società del gruppo Florence Luxury Leather (FLL) di Scandicci - conta circa 100 dipendenti e fornisce servizi integrati per la moda e la pelletteria di lusso. La Acme ha motivato la scelta con il calo degli ordinativi e la più generale flessione del settore. Negli ultimi mesi ha fatto ricorso alla cassa integrazione ordinaria e si sono dimessi circa la metà dei lavoratori, alcuni dei quali dopo poco tempo assunti in Griba, altra società del gruppo FLL che realizza accessori metallici.

Ancora più grave quanto inizialmente accaduto al sito produttivo Amadori di Monteriggioni (Siena) dove l'attività era stata difatti cessata. Una mossa che comportò il licenziamento di 200 lavoratori, da luglio costretti a rimanere a casa. Il problema sarebbe, secondo l'azienda, nella carne di tacchino che ha avuto un calo negli acquisti. Al termine del tavolo con la Regione, le parti hanno siglato l’accordo che prevede tutele per i 23 lavoratori a tempo indeterminato impegnandosi anche per la reindustrializzazione del sito.

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