La presentazione in Regione

“Memoriale di una vita e tre guerre”, un secolo di storia nei ricordi di Ottorino Orlandini

Tanti i presenti all’evento con il presidente Eugenio Giani, Simone Neri Serneri, ordinario di Storia contemporanea all’Università di Firenze, Valdo Spini, presidente della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli e l’editore Antonio Pagliai 

“Memoriale di una vita e tre guerre”, un secolo di storia nei ricordi di Ottorino Orlandini
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La cronaca dei fatti riportata “tale e quale”, per quella che è stata e non come avrebbe dovuto essere, con la passione politica di chi ha scelto di viverli in prima persona, senza incanti ideologici e desiderio della “bella copia” che rimette le cose a posto cancellando ingenuità, delusioni e passioni che avrebbero meritato miglior sorte e, a volte, altri compagni di viaggio.

Un secolo di storia nei ricordi di Ottorino Orlandini

C’è tutta l’onestà intellettuale della miglior politica nei ricordi di Ottorino Orlandini nel suo “Memoriale di una vita e tre guerre”, raccolti e curati dal nipote Paolo Gizdulich per i tipi della casa editrice fiorentina Samus e presentato nella Sala Pegaso di Palazzo Sacrati Strozzi assieme al presidente della Regione Eugenio Giani, Simone Neri Serneri, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Firenze, Valdo Spini, presidente della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli e l’editore Antonio Pagliai.

Volontario durante la prima guerra mondiale, iscritto al Partito Popolare e a Giustizia e Libertà, sindacalista delle Leghe Bianche dal 1919, perseguitato dal fascismo, esule in Francia e in Spagna, dove combatte il franchismo a fianco, tra gli altri, di Carlo Rosselli e poi presente e attivo a Firenze nella battaglia di liberazione della città nell’agosto del 1944, da giornalista Ottorino Orlandini scrive per “Il Popolo” nell’immediato dopoguerra e dedica i suoi ultimi anni a raccogliere le sue memorie nella stessa forma libera, appassionata ed entusiasta che lo ha resto testimone diretto della storia del novecento.

Orlandini, come sottolinea Serneri, “è uno che non si risparmia e non si tira indietro e questa è la chiave della testimonianza riportata nell’intero tempo della sua vita e nelle sue parole.

Uomo per niente facile che si sentiva “chiamato” nelle vicende, per nulla incline a compromessi nel suo percorso politico e umano che ne testimonia la forza e l’impegno civile”.

Nelle pagine del memoriale, scritte in una scansione di tempo molto ampia che va dagli inizi degli anni cinquanta alla fine degli anni sessanta, c’è tutta la qualità della scrittura diretta e severa che si snoda in trentatré capitoli senza un rigido ordine cronologico, legati dal flusso della memoria e intrecciati con fulminee riflessioni e osservazioni sul Maggio francese ed il sessantotto italiano che donano al testo un senso di attualità e coinvolgimento emotivo perfettamente rispondente allo spirito dell’autore: critico, realista, partecipe fino in fondo del suo tempo e mai propenso al resoconto indifferente.

Il memoriale di Orlandini sfugge alla tentazione didascalica anche nei titoli che scandiscono gli avvenimenti, anche quelli più drammatici e importanti: la forza della testimonianza di prima mano si aggrappa a persone, luoghi e strade per chiamare le cose con il loro nome, renderle ancora più vere, tangibili, concrete.

Così le imprese criminali dello squadrismo fascista fiorentino diventano “La beffa di via dè Lamberti”, l’istantanea di una giovane Oriana Fallaci cronista dell’Espresso è “La cioccolata”, la tragedia della guerra civile spagnola sulle rive dell’Ebro “Santa Lucia” e i ricordi di Aragona del 1936 “Il pettine”, come se la vita e la morte avessero una dimensione troppo grande per essere raccontate con retorica ed un piccolo oggetto sufficiente a rendere tutto il senso della storia, personale e collettiva.

“Un antifascista cattolico e un uomo di frontiera – lo definisce Spini – allineato sempre con le sue profonde convinzioni e non sempre con quelle dei partiti con i quali combatte le sue battaglie e con i vertici che li guidano, con spirito di assoluta indipendenza”.

Cattolico ex seminarista, pacifista, sindacalista, partigiano in armi

E toscano fino in fondo, viene da aggiungere: questo è stato Ottorino Orlandini. Niente di meno e qualcosa di più: protagonista della sua vita con l’urgenza di viverla fino in fondo e raccontarla con l’asciuttezza del cronista e il pudore della parola scritta.

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