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"La stagione stragista. 1993, le bombe di Firenze, Roma e Milano" in una mostra fotografica

A cura di Arianna Canalicchio, nella Galleria delle Carrozze di Palazzo Medici Riccardi, dal 5 al 28 maggio 2023. Ingresso gratuito

"La stagione stragista. 1993, le bombe di Firenze, Roma e Milano" in una mostra fotografica
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Dal 5 al 28 maggio 2023 la Galleria delle Carrozze di Palazzo Medici Riccardi ospita La Stagione Stragista, 1993 le bombe di Firenze, Roma e Milano, una mostra di Gianluca Braccini a cura di Arianna Canalicchio. Il progetto, realizzato con il patrocinio della Città Metropolitana di Firenze e del Consiglio Regionale della Toscana, è stato organizzato dall’Associazione culturale Eterotopie in collaborazione con Libera Toscana e presentato questa mattina a Firenze in Palazzo Medici Riccardi da Letizia Perini, consigliera delegata alla Cultura della Metrocittà, e da Cristina Giachi, presidente della Commissione Cultura del Consiglio regionale della Toscana.

La mostra attraverso un nucleo di settanta lavori ricorda a trent’anni di distanza la Strage di Via dei Georgofili, ripercorrendo alcuni degli snodi cruciali della storia di Cosa Nostra. Grazie al supporto di Libera Toscana il progetto assume anche un aspetto didattico: la realizzazione di un QR code che rimanderà al sito che Libera ha creato per l’esposizione https://sites.google.com/view/trentennaleviadeigeorgofili/?pli=1 e permetterà di conoscere e approfondire le storie delle vittime innocenti e degli avvenimenti raccontati sulle tele di Braccini.

"La mostra delle opere di Gianluca Braccini - spiega Letizia Perini - è una sveglia, che suona sulle nostre pericolose dimenticanze, sulle distrazioni, sul dare agli anniversari una dimensione celebrativa, che è certamente necessaria, ma che non vuol dire automaticamente “memoria”.

La memoria incarna infatti una dinamica di vita anche quando deve ritornare sulla morte. Ed è quello che ‘La stagione stragista’ ci aiuta a fare, riportandoci in visione volti che ricordiamo di più, come quelli di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, o, nel caso di Firenze, delle vittime di via dei Georgofili, e altri che nella corsa della vita rischiamo di non avere presente con tratti definiti e puntuali, quali sono quelli della vita di ciascuno di noi. Alcuni collaboratori di giustizia hanno detto che nel caso di via dei Georgofili non avrebbero dovuto esserci vittime: è la paurosa, colpevole illusione che la violenza si possa orientare ed esaurire. Ma non è così.

Peraltro con la morte di Falcone e Borsellino o di Nadia Nencioni, ma vorrei riportare i nomi di tutti, muore anche qualcosa di noi, così come grazie a loro è fiorita una reazione di rigetto della criminalità organizzata e del suo agire subdolo e omicida. La mostra di Braccini ci restituisce in qualche modo tutto questo e gliene siamo grati".

Partendo da uno studio scientifico dei fatti e da un’attenta analisi delle immagini foto-giornalistiche Braccini reinterpreta attraverso la pittura e la stampa calcografica alcuni degli scatti più significativi degli ultimi sessant’anni di storia di Cosa Nostra in Italia, “L'approccio di Gianluca Braccini all’argomento è avvenuto forse nel modo più semplice, attraverso cioè quelle immagini simbolo che da tanti anni tornano ciclicamente alla nostra attenzione” ha raccontato la curatrice. “Non è dunque un caso che i primi lavori realizzati dall’artista siano stati la grande tela che rappresenta i Funerali di Borsellino e i due lavori sulla strage di Capaci […] e Via d’Amelio […].”

Il progetto nasce quindi dal desiderio di ricordare e di riflettere sul nostro passato culturale celebrando l’importanza della creazione di una memoria collettiva. “Ripercorrendo i fatti accaduti” spiega ancora Canalicchio “la mostra diventa una silenziosa appendice che non vuole giudicare ma lascia spazio al confronto; del resto un commento sui fatti storici sarebbe forse superfluo e di fatto anche arbitrario, Braccini lascia dunque che siano i fatti reinterpretati attraverso la sua pittura a parlare al posto suo”.

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