Yacht di lusso intestati all'estero per sfuggire al fisco: maxi operazione a Livorno
Il progetto è stato denominato "Christina O" e lavora alle problematiche inerenti la trasparenza riferita al possesso delle imbarcazioni
Il Reparto Aeronavale di Livorno, sotto il coordinamento del Comando Regionale, ha tirato le somme, per primi sei mesi di quest’anno, di un’importante attività operativa ideata per intercettare e approfondire la posizione fiscale delle imbarcazioni più lussuose, presenti nella propria area di competenza, mediante un progetto denominato, in maniera evocativa, “CHRISTINA O”, dal celebre panfilo tuttora attivo nelle località marine più esclusive del Mediterraneo.
Yacht sconosciuti al fisco
Dai primi risultati ottenuti si evidenzia il controllo e l’analisi approfondita di 30 yacht di notevole valore, talvolta di circa 10 milioni di euro ciascuno, di cui 5 sono risultati completamente sconosciuti al fisco, comportando l’irrogazione di sanzioni che, riferite al valore dei singoli beni, sono ricomprese complessivamente tra i 175.769 euro e gli 845.849 euro, al netto di successivi e più pregnanti approfondimenti ispettivi necessari per ricostruire la reale capacità contributiva dei proprietari.
Un’ulteriore imbarcazione di lusso è stata sanzionata per omesso versamento dell’IVA all’importazione. Inoltre, è stato anche segnalato all’Autorità Giudiziaria uno skipper di nazionalità americana, ma stabilmente residente in Italia, per omessa dichiarazione dei redditi, che comporterà un recupero a tassazione di 579.726 euro, oltre alle sanzioni che saranno calcolate dagli Uffici finanziari.
L'utilizzo dei paradisi fiscali
È importante evidenziare la circostanza che l’attività ha potuto dimostrare che molte imbarcazioni, specialmente quelle più prestigiose, sono risultate ufficialmente riferibili a società o, comunque, a persone fisiche residenti in paradisi fiscali, pratica notoriamente utilizzata per schermare il reale proprietario.
Tuttavia, nonostante questo espediente, molti yacht sono riconducibili a soggetti italiani, o che hanno interessi economici in Italia, i cui dati sono stati segnalati, secondo il domicilio fiscale, anche ai Reparti della Guardia di Finanza fuori regione per i successivi approfondimenti di natura economico-finanziaria, poiché l’acquisto e la gestione di questi beni di lusso vengono spesso coperti da disponibilità finanziarie di provenienza non tracciata.
Il chartering nautico "simulato"
Il progetto ha altresì confermato l’esistenza di un ulteriore fenomeno che connota il mondo delle imbarcazioni di lusso. Si tratta del cosiddetto chartering nautico “simulato”, pratica elusiva/evasiva attuata attraverso la strumentale intestazione del natante a soggetti di comodo e/o stabili organizzazioni “non dichiarate” residenti in paradisi fiscali ma, in realtà, nella disponibilità di persone fisiche o giuridiche riconducibili fiscalmente nel nostro Paese.
Grazie a questa pratica illegale, gli ideatori riescono a utilizzare beni di enorme valore schermandone l’effettiva proprietà e, soprattutto, occultando al fisco italiano le loro reali disponibilità finanziarie.