"Un vero incubo dove l'ansia non ti abbandona mai"
Andrea Mattesini ha raccontato a Bisenziosette la sua lotta contro il Covid.
"Un vero incubo dove l'ansia non ti abbandona mai"
«E’ stato un vero e proprio incubo, vissuto in piena solitudine, dove l’ansia ha scandito ogni minuto». Sono state queste le prime parole che Andrea Mattesini ha rivolto a Bisenziosette dopo aver appreso di essere finalmente negativo e aver lottato per 28 giorni contro il coronavirus. Andrea è un volto conosciuto a Lastra a Signa per le sue attività sportive e per essere da anni il responsabile della gestione della piscina solarium aperta durante il periodo estivo ed affidata alla società Iride. Oggi, finalmente sollevato, Mattesini ha scelto di rivolgersi soprattutto al mondo dei giovani affinché non si prenda sottogamba questo virus insidioso. «Occorre stare a casa – ha commentato subito – recarsi a lavoro, certo, ma occorre evitare ogni altro svago, cene da amici o altre iniziative sociali. Il covid, purtroppo, può contagiare chiunque, nessuno è immune». Oggi Andrea ha 37 anni, vive una vita sana, tra piscina e palestra e pur avendo un fisico scolpito e dunque non debilitato, ha vissuto sulla sua pelle una delle peggiori prove della vita. «Verso la metà del mese di ottobre – ha raccontato – dopo una cena insieme a tanti amici, mi sentivo affaticato e spossato, poi è arrivata la febbre oltre i 38 gradi, proprio a me che non mi ammalavo da almeno 10 anni. Il medico di famiglia mi ha prescritto il tampone e così ho accertato di essere positivo. I giorni seguenti è iniziato il calvario: la tosse, la mancanza di fiato e l’incapacità di sentire gli odori ed i sapori. Quando ho saputo di essere positivo, mi sono distaccato dalla mia famiglia e mi sono recato in un altro immobile, dove ho trascorso la quarantena. Dopo aver giocato per anni a pallanuoto, ritrovarsi ad avere il fiatone e a sudare solo per rifare il letto la mattina mi ha profondamente sconvolto. La paura e l’ansia non mi hanno mai mollato fino a quando non ho saputo di aver vinto la lotta. La mancanza della mia famiglia e delle mie due figlie si è fatta davvero sentire, ritrovandomi solo a sperare che la malattia non degenerasse richiedendo il ricovero in ospedale». Mattesini durante la quarantena ha cercato di distrarsi, i primi giorni ha dormito moltissimo, poi si è dedicato ad alcuni lavori casalinghi, pitturando qualche parete ma è stata la notte il momento peggiore: «il cervello frulla e la paura ti assale – ha commentato – soprattutto perché la televisione ti mostra il dolore di chi soffre nelle terapie intensive. Su questa malattia – ha spiegato ancora – ci sono tante versioni contrastanti, l’Asl mi ha chiamato dopo 15 giorni che ero risultato positivo, davvero in grave ritardo. Ma il virus esiste e può colpire tutti, un’esperienza terribile che non auguro a nessuno».