Un anno dalla morte di Luana d'Orazio: un simbolo
La strage deve essere fermata. Parla la madre della giovane operaia morta un anno fa a Montemurlo
E' passato esattamente un anno da quel 3 maggio 2021. Era un lunedì mattina quando la macchina a cui stava lavorando ha stritolato in un abbraccio mortale la 22enne Luana d'Orazio, madre di un bambino di appena 5 anni.
E da quel giorno Emma Marrazzo, madre della giovane Luana, morta lavorando ad un orditoio a Montemurlo, porta avanti una battaglia collettiva per chiedere alle istituzioni un maggior impegno sul tema della sicurezza sul lavoro.
L'intervista uscita su Bisenziosette il 18 febbraio scorso.
Un anno dalla morte di Luana d'Orazio: un simbolo
In questi mesi ha ribadito con determinazione il bisogno di giustizia e di verità. A pochi giorni dalla notizia dei 166mila ero di risarcimento formulati dall’Inail per la famiglia, abbiamo voluto farle alcune domande.
«Il risarcimento è inaccettabile, se ne stanno occupando i miei avvocati - ha commentato la madre della giovane - preferisco non ribadire su queste cose tecniche ma per me che sono una madre sono un affronto».
Di recente siete stati ospiti di Myrta Merlino su La7 e con lei, a supportarla, c’è sempre Alberto l’ex fidanzato di sua figlia...
«Alberto ha dimostrato di essere una persona estremamente matura, soffre come soffriamo noi. È un dolore che va oltre, siamo sempre insieme ed uniti. Mia figlia faceva già questa convivenza un po’ qui e un po’ lì portandosi sempre dietro il figlio. Vederlo giocare con il bambino e abbracciarsi è bello, avevano legato molto. Stavano insieme da due anni, non è poco».
Dopo Luana ce ne sono state altre mille in Italia: cosa ne pensa?
«Abbiamo chiuso l’anno con una cifra allucinante di morti sul lavoro, mia figlia è stata la numero 185. Sono persone, non sono numeri, è un conteggio che supera i mille e trecento. Dall’inizio dell’anno ad oggi che è febbraio siamo già ad un numero troppo altro. È diventato difficile anche ascoltare il telegiornale quando succedono altri casi come quello di Luana: mi metto nei panni di chi riceve queste notizie e si rinnova il mio dolore. Tutte le morti sono inaccettabili ma sul lavoro proprio no, le famiglie non possono stare a casa nel panico pensando che un loro parente potrebbe perdere la vita in questo modo. C’è qualcosa che non va e bisogna farla andare».
Lei crede che le istituzioni si stiano impegnando abbastanza? La retorica delle “morti simbolo” rischia di rimanere fine a se stessa?
«Spero che facciano quello che mi hanno promesso. Il ministro Orlando, quando venne a trovarmi a casa, mi disse che avrebbero assunto duemila nuovi ispettori per vigilare sul lavoro. Le leggi ci sono, la burocrazia è troppo lunga e i controlli devono essere fatti a tappeto senza avvisare nessuno. Mettere le telecamere potrebbe essere qualcosa, adesso saprei con esattezza come è morta mia figlia. Ancora oggi mi sento dire “cosa vuoi che cambi?”. Come fa una mamma a veder andare il proprio figlio a lavorare e non vederlo tornare? Penso al ragazzo morto l’ultimo giorno di stage. Spero che possa cambiare qualcosa davvero, sarò contenta quando non ci sarà più nemmeno una vita spezzata in questo modo. Sarebbe una grande vittoria».
Si sente di fare un appello ai giovani che riconoscono irregolarità nei posti di lavoro?
«Ai giovani apprendisti, a chi svolge anche solo un corso o si trova fuori per lavoro o nelle fabbriche dico di aprire gli occhi. Chiedete che tutto sia a posto, chiedete di non essere lasciati da soli se non vi sentite sicuri. State attenti se siete alle prime armi e non abbiate paura a denunciare irregolarità. Luana non era così, Luana avrebbe denunciato se si fosse accorta di qualcosa di irregolare come aveva già fatto in passato quando per tre mesi - per esempio - non era stata pagata da precedenti datori di lavoro. A casa si era lamentata di essere spesso sola a lavorare, lei lo riferiva al caporeparto perché non aveva peli sulla lingua. Luana era una persona sveglia, sincera e leale. Non ci possono togliere tutto questo: non strappano il cuore solo a me ma a tante persone e non va fatto».
Sono passati tanti mesi dalla tragedia, è cambiato il rapporto con i colleghi di Luana?
«Non hanno mai voluto parlarmi, mia figlia non si sarebbe comportata così davanti ad un incidente del genere. Sarebbe rimasta scioccata e avrebbe fatto di tutto per collaborare. È stato un ulteriore dolore e tutt’ora non capisco il perché. Giusto tornare a lavorare ma c’è stata molta freddezza, troppa».
La titolare dell’orditura ha rilasciato un’intervista al settimanale “Oggi” nella quale ha detto “Avrei potuto fare di più”. Ad oggi com’è la situazione?
«Ha scritto una lettera con i suoi avvocati per sollecitare le assicurazioni a pagare il prima possibile ma il massimale dell’assicurazione, dato utile al risarcimento, non è ancora stato comunicato. Si commenta da sola. Io credo nella giustizia e mi auguro che faccia il suo corso, deve giudicare chi di dovere».
C’è un momento della giornata in cui si sente più vicina a sua figlia?
«Tutto il giorno mi sento accanto a lei, ascolto le sue canzoni e non c’è una foto senza un sorriso. È sempre qui con me, in casa. Non se ne andrà da qui, nessuno me la potrà togliere dal cuore anche se me l’hanno strappata in modo brutto. La città mi ha sommersa di sostegno, ringrazio ancora davvero tutte le persone che mi sono state vicine. Mi dispiace molto che di recente sia scomparso il signor Farsetti, si sono impegnati molto per l’asta benefica per il figlio di Luana. Tutto è stato inaspettato, l’umanità esiste».
Cosa risponde a chi dice che ci sono morti di Serie A e morti di Serie B?
«Sono commenti ma non c’è una classificazione per la morte. Mi dicono che la morte di Luana sia l’unica ad aver creato scalpore, a me non interessa questo. Vorrei che Luana fosse il punto dal quale ripartire per salvare più persone possibili. Spero che non rimanga solo un simbolo, come è ad oggi, perché le morti continuano a crescere. Fermate questa strage, la mia è una lotta per tutti».