Ennesimo caso

Troppe ore in coda all'ospedale, rompe il naso a una infermiera

E' successo all'ospedale Torregalli a Scandicci

Troppe ore in coda all'ospedale, rompe il naso a una infermiera
Pubblicato:
Aggiornato:

Era spazientito. Secondo lui erano troppe le ore di attesa. Così ha dato in escandescenza. Per fermarlo sono intervenuti in diversi, tra cui anche una infermiera. E' stata proprio quest'ultima ad avere la peggio. L'uomo le ha fratturato il naso.

Protagonista dell'accaduto è un uomo di 40 anni, fiorentino. Siamo all'ospedale di Torregalli, a Scandicci. Sono le 16 di venerdì 7 giugno 2023,  quando l'uomo inizia a spazientirsi. Prima le urla. Poi sbuffando ha iniziato a inveire contro gli operatori. La situazione è in poco tempo degenerata. Ad una delle infermiere che stava cercando di calmarla, nella concitazione, le è arrivata una gomitata. La prognosi parla di frattura multipla delle ossa.

Sul posto è intervenuta la Polizia che ha ricostruito l'accaduto0. Si dovrà capire se in passato l'uomo abbia già dato segni di squilibrio. Di fatto, il 40enne adesso  rischia una denuncia per lesioni.

Ennesima aggressione a danni dei sanitari

Raccontare l'ennesimo caso di aggressione all'interno di un ospedale accende i fari su una situazione sempre più al collasso. Dopo la morte di Barbara Capovani, uccisa da un suo paziente, all'ospedale psichiatrico a Pisa, sono stati altri gli episodi di violenza. L'ultimo in ordine di tempo a Signa, in provincia di Firenze, dove è stata presa a sprangate una ambulanza della Misericordia.

Nell’ultimo anno in Toscana si sono contate 1258 aggressioni a medici ed operatori degli ospedali, di cui 935 verbali e 323 fisiche, con conseguenti 193 denunce per infortuni. Un dato probabilmente sottostimato, soprattutto quando l’aggressione è solo a parole. I pronto soccorso e i reparti psichiatrici sono i settori più esposti, ma si registrano aggressioni anche altrove. Le restrizioni alle visite in epoca Covid-19 hanno ridotto i numeri dei casi degli ultimi anni, ma sono state allo stesso tempo la causa di alcune aggressioni, da parte di chi provava a resistere ai protocolli di sicurezza.

Per prevenire il fenomeno, tra le misure messe in atto nelle singole aziende c’è materiale di comunicazione distribuito ai cittadini nelle sale di attesa, spot e video sugli schermi a circuito interno per sensibilizzare tutti al fenomeno; sono state create procedure interne ed indirizzi mail specifici per segnalare le aggressioni alla ricerca del sommerso; sono stati organizzati servizi di supporto psicologico (ed a volte anche legale) alle vittime di aggressione.

Per migliorare la sicurezza del personale sono stati previsti dispositivi di telesoccorso e di chiamata delle forze dell’ordine o pulsanti di anti aggressione, migliorati i servizi di vigilanza. Sono stati organizzati corsi di formazione al personale per aiutarli a gestire situazioni estreme apprendendo tecniche utili a leggere le emozioni o messaggi non verbali o per disattivare situazioni di potenziale aggressività.

Seguici sui nostri canali