TRA IL PISTOIESE E IL PRATESE

Traffico di droga: sgominata banda che operava tra più province - IL VIDEO

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L’indagine, condotta dalla Stazione e supportata dal Nucleo Operativo della Compagnia dei carabinieri di Montecatini e coordinata dalla Procura di Pistoia, ha portato a otto misure di custodia cautelare in carcere e alla segnalazione di oltre trenta soggetti dediti all’assunzione di stupefacenti.

L’intervento dei Carabinieri

Li hanno seguiti, pedinati, ripresi con le telecamere senza farsi notare. E li hanno incastrati con indagini tradizionali, senza l’uso di intercettazioni telefoniche o di altre diavolerie telematiche, ma con riscontri testimoniali e ricostruendo con certosina pazienza i loro spostamenti ed i fatti-reato commessi. Per sei di loro si sono quindi aperte le porte del carcere, altri due invece quelle porte le avevano già varcate per altri reati e gli atti sono stati notificati direttamente alle case circondariali ove erano ristretti.

L’indagine dei carabinieri era iniziata nello scorso mese di settembre e si è protratta fino a questo marzo 2020 . Sulla scorta delle insistenti segnalazioni dei residenti di Montecatini Terme che da tempo avevano segnalato alcuni cittadini nigeriani quali riferimento di un gruppo di tossicodipendenti locali.

Fin da subito è apparso come il gruppo di africani svolgesse la sua attività, oltre che a Montecatini Terme, anche nei comuni di Pistoia, Prato e Monsummano Terme. La vendita dello stupefacente, principalmente eroina, avveniva a Montecatini Terme in pieno centro urbano, e nello specifico nei pressi di un istituto scolastico locale, della Conad di via Ugo Bassi, in piazza del Popolo e nelle adiacenze delle due Stazioni ferroviarie locali; nelle città di Prato e Pistoia nelle rispettive zone adiacenti le Stazioni ferroviarie e per la sola città di Pistoia anche nei pressi di un istituto scolastico. Infine nel Comune di Monsummano Terme lo spaccio avveniva principalmente nei dintorni di un istituto scolastico dove ha sede anche una scuola elementare.

IL VIDEO DELL’OPERAZIONE

Per far cadere nella trappola tutti i protagonisti dello spaccio i carabinieri si sono mossi con passo felino, cercando di fare meno rumore possibile. La tecnica utilizzata era quella di pedinare, dopo gli appostamenti, i ‘tossici’ che avevano appena acquistato la loro dose. Al riparo dagli occhi dei nigeriani i carabinieri riuscivano a recuperare la droga e a farsi indicare con precisione chi aveva ceduto la ‘pallina’. La rete delle indagini si è chiusa nell’ultimo fine settimana quando ai polsi dei cittadini africani si sono strette le manette.
Nell’arco dei sette mesi di osservazione i carabinieri montecatinesi hanno documentato la cessione di almeno 2.000(duemila) dosi di eroina. Gli indagati avevano sviluppato una fitta rete di contatti che permetteva, attraverso una suddivisione del territorio, dei ruoli e la mediazione dell’uno o dell’altro pusher, di non lasciare mai scoperta alcuna zona dalla fornitura di marijuana ed eroina, la quale veniva ceduta in strada a piccole dosi da 15-20 euro l’una. Nello specifico uno degli indagati era solito tenere i principali rapporti con i vari acquirenti fissando di volta in volta la quantità di sostanza ed il luogo di scambio nel quale poi mandava i suoi complici a concludere l’affare illecito.
L’indagine svolta consentiva dunque l’acquisizione di inequivocabili elementi di responsabilità a carico di tutti gli indagati, relativi a numerosi episodi di vendita, ricostruendo e constatando nel complesso quasi 2000 cessioni di eroina oltre a quelle di marijuana, avvenute tra la fine del 2018 e l’intero anno 2019.

Lavoro che ha permesso al giudice delle indagini preliminari, sulla base delle richieste del P.M. della Procura della Repubblica di Pistoia, di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza e le esigenze cautelari, in ordine alle ipotesi di reato ex artt. 81, 110 c.p. e art. 73 c.1 D.P.R. 309/90, e quindi di emettere il provvedimento in argomento a carico degli 8 soggetti, per il reato continuato ed in concorso di traffico di sostanza stupefacente.
Degli otto finiti in carcere, due sono risultati anche clandestini in Italia.

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