Suicidi al carcere di Prato, la sindaca Bugetti rinnova l'invito al Governo: "La Dogaia è al collasso"
Il ministro Nordio sarà invitato a partecipare anche al Consiglio comunale straordinario che tutta la maggioranza ha deciso di richiedere
Prosegue la complicata situazione del carcere de La Dogaia di Prato. Negli ultimi otto mesi sono quattro i suicidi. Due soltanto negli ultimi 10 giorni.
L'ultimo ieri, mercoledì 7 agosto 2024, quando un 35enne tunisino si è tolto la vita impiccandosi nella propria cella. Il 27 luglio era stato un 27enne a compiere lo stesso gesto. La sindaca Ilaria Bugetti è così tornata a chiedere al Governo una visita in città e risposte concrete per ristabilire dentro quelle mura il rispetto della dignità umana.
"Rinnovo l’invito al ministro Nordio a venire qui a Prato per trovare soluzioni alla drammatica situazione in cui si trova La Dogaia. Il centrodestra si unisca a noi perché su questi temi dobbiamo essere trasversali - ha detto Bugetti -. Che a violarla sia lo Stato è semplicemente inaccettabile – prosegue –. Come istituzioni non possiamo e non vogliamo tacere. Dobbiamo farlo uniti, senza distinzioni di colore politico. Non è il momento delle ideologie, ci vogliono i fatti. Per questo invito il centrodestra ad abbandonare qualsiasi tentativo di narrazione edulcorata delle condizioni della Dogaia per compiacere il proprio governo, tra l’altro smentita dai fatti, e a unirsi a noi nel chiedere al ministro Nordio un sopralluogo e degli interventi immediati. Non c’è più tempo per riflettere o per adottare soluzioni di facciata, La Dogaia è al collasso”.
L'invito al ministro Nordio
Il ministro Nordio sarà invitato a partecipare anche al Consiglio comunale straordinario che tutta la maggioranza ha deciso di richiedere su questo tema per un confronto aperto con chi vive ogni giorno il dramma di una struttura penitenziaria non adeguata come quella pratese e con chi è chiamato a dare risposte e soluzioni. La richiesta sarà protocollata nelle prossime settimane.
"Dal governo e dalla maggioranza che lo sostiene mi aspetto prima di tutto serietà – conclude Bugetti -. Come Comune abbiamo le mani legate perché non è nostra competenza. Possiamo promuovere progetti di reinserimento e di coinvolgimento dei detenuti ma sulle condizioni in cui si vive e si lavora in carcere non possiamo fare niente. Tocca al governo intervenire ed è doveroso che lo faccia. Le condizioni in cui si trova il nostro carcere rendono impossibile realizzare il compito che la nostra Costituzione affida alla pena detentiva, quello della rieducazione del detenuto per un pieno reinserimento nella società. Solo così potremo definirci un Paese civile".