Siena, Amadori chiude il sito di produzione: duecento licenziamenti via mail
L'azienda parla di calo di domanda di carne di tacchino. Inutile la proposta di riconvertire per lavorare sul pollame
Amadori ha comunicato la volontà di cessare le attività nel sito produttivo di Monteriggioni (Siena). La mossa, anticipata via mail, comporterà il licenziamento di 200 lavoratori: da luglio saranno tutti costretti a rimanere a casa.
Solo il 10% degli assunti godrà degli ammortizzatori sociali
Solo per una ventina di loro, con contratto a tempo indeterminato, ci saranno due anni di ammortizzatori sociali.
"In ogni caso si tratta di persone con età complicata dal punto di vista della ricollocazione lavorativa", hanno sottolineato i sindacati. Il resto degli assunti nell'azienda gestita dalla società Avi. Coop dovrà ripartire da zero.
L'inutile trattativa (?) e lo sciopero in Romagna
La prima risposta dei lavoratori è uno sciopero con presidio a Cesena, davanti alla sede centrale dell’azienda, in agenda domani, sabato 20 giugno.
Nei giorni scorsi i delegati di Amadori lasciato il tavolo di contrattazione con in mano una serie di proposte e l’impegno a comunicare la decisione della società. Ma stando alla Cgil di Siena in realtà non c'è mai stata una trattativa vera e propria.
La carne di tacchino e quella di pollo
"Da parte di Amadori — hanno spiegato i sindacati — è emersa chiaramente la volontà di non continuare l’impegno nello stabilimento toscano Le pubblicità dell'azienda parlano di famiglia e dell’impegno sociale, ma il loro unico interesse è economico: non si sono fatti problemi a licenziare centinaia di persone".
Il problema sarebbe, secondo l'azienda, nella carne di tacchino che ha avuto un calo negli acquisti. "Abbiamo replicato che in quel posto si lavora anche il pollo e proposto una riconversione ma stato tutto inutile", hanno rivelato le parti sociali.
Cambiare indirizzo allo stabilimento d'altra parte non sarebbe stato semplice, perché la proprietà appartiene alla stessa Amadori, quindi sarebbe dovuta intercorrere una vendita o comunque un cambio di gestione. Eppure appena qualche mese fa lo scenario appariva completamente diverso.
"Si parlava di incentivi e delle possibilità di inserire nuovo personale, adesso tutto insieme è arrivato lo stop. Senza contare che si sono lamentati delle vendite, ma a Cesena producono tacchino e sono pronti ad aumentare il personale", attaccano ancora i sindacati.
La solidarietà bipartisan ai lavoratori
Rammarico per l’accaduto è stato espresso da tutte le istituzioni. In particolare dalla Regione Toscana.
"Chiudere una stabilimento come quello di Monteriggioni avrà ricadute negative sull’attività agricola di una parte importante della Toscana", ha affermato la vicepresidente Stefania Saccardi". Sul caso Amadori è intervenuta anche Nicoletta Fabio, sindaco di Siena. Queste le sue parole: «E' una decisione che rappresenta una rottura con le stesse istituzioni del territorio".