Campi Bisenzio

Sette anni senza Carlo Monni

Il ricordo dell'attore Leonardo Pieraccioni.

Sette anni senza Carlo Monni
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Sette anni senza Carlo Monni

 

Era il 19 maggio del 2013 quando Campi Bisenzio rimase improvvisamente senza parole: Carlo se n’era andato a 69 anni (ne avrebbe compiuti 70 nell’ottobre successivo) lasciandosi dietro la sensazione che avrebbe avuto ancora mille cose da dirci e mille volti da interpretare. Forse si spiega anche così l’ondata di commozione e l’incredibile serie di celebrazioni che seguirono la sua morte: dopo pochissimo il comune di Firenze volle intitolargli addirittura una stazione della neonata tramvia chiamandola Cascine – Carlo Monni, a sottolineare il legame di Carlo con quel parco e con la città di Firenze. Il comune di Campi Bisenzio poi fece ancora di più celebrando il primo anniversario della sua scomparsa intitolandogli il teatro Dante che dal 19 maggio 2014 si chiama “Teatrodante Carlo Monni”; due anni dopo, nel 2016, è stata poi inaugurata la statua in bronzo di Carlo proprio davanti al “suo” teatro, opera dell’artista lastrigiano Piero Ciaramelli; per non parlare poi degli spettacoli e delle mille celebrazioni che sono state fatte per ricordare questa figura d’artista, davvero unica. Adesso, sette anni dopo, svanita l’emozione ecco che il ricordo comincia a comprendere anche un giudizio più obbiettivo sulla sua carriera come quello che ci ha regalato un grande del cinema toscano come Leonardo Pieraccioni: “Carlo? Era un attore di pancia, sanguigno, genuino – ha spiegato a Bisenziosette – ha fatto tante cose divertenti. Forse però una cosa gli è mancata...”. E cosa sia mancato a Carlo secondo il giudizio di Leonardo Pieraccioni è presto detto: «Forse gli è mancata un’occasione da protagonista assoluto in un ruolo drammatico. Lo avrebbe fatto benissimo». Già, lo avrebbe fatto benissimo, ne siamo proprio convinti anche noi. Inevitabilmente con Leonardo Pieraccioni poi l’abbiamo buttata sul sorriso chiedendogli se al tempo del Coronavirus un anarchico allergico alle regole come Carlo Monni avrebbe rispettato le norme anticovid mettendosi la mascherina: «Certo che le avrebbe rispettate! - ci ha risposto Pieraccioni con una risata – era un artista naif, non era mica grullo!». La sensazione che “qualcosa sia mancato” alla carriera di Carlo Monni del resto è condivisa da molti ma quel che è certo è che comunque sia la sua e stata una carriera e una vita a suo modo straordinaria: Carlo non ha mai diviso il suo modo di essere dalla sua figura d’artista, è sempre rimasto fedele a se stesso, rinunciando anche a grandi opportunità soprattutto in televisione perché lui di fondo non amava la tv. E’ rimasto celebre il suo “no” a Renzo Arbore per partecipare a “Indietro tutta” nel 1986 perché il suo grande amore erano il cinema e il teatro. Decine e decine di film, dall’ormai mitizzato “Berlinguer ti voglio bene” di Giuseppe Bertolucci
alle ultime apparizioni nei “Delitti del Barlume” (2013) tratti dai celebri gialli di Marco Malvaldi con lo scrittore pisano che arrivò a dedicargli la Medaglia d’argento che gli venne conferita in Consiglio
regionale. Perché Carlo era così, chi imparava a conoscerlo davvero finiva con l’adorarlo. Quanto poi Carlo Monni fosse profondamente legato a Campi Bisenzio non ci voleva molto a capirlo, bastava seguire i suoi spettacoli nei quali parlava di una straordinaria galleria di personaggi, tutti campigiani doc, dal ciabattino anarchico Remo Cambi al contadino diventato operaio alla Tintoria del Sole. Nel 2002 Carlo realizzò un video intitolato “Saluti e baci da Champs sur le Bisence” (regia di Bruno Santini e Fabrizio
Nucci) in cui ripercorse tutta la “sua” Campi: da La Villa, dove era nato e aveva vissuto fino a 23 anni, al Bisenzio, dal Bar Ballerini al teatro Dante, dalla Montalvo fino alla Rocca dove regalò un’interpretazione del 33° canto della divina Commedia (quello dedicato alla figura del Conte Ugolino) da brivido. In quel video Carlo ritrovò gli amici di una vita intera come quel Doriano Pecchioli con cui ricorda una vicenda di gioventù e scoppia in una risata infinita diventata poi virale su you tube. Perché Carlo era anche questo: un conte Ugolino da bordoni e un giocatore di briscola da casa del popolo.

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