Gdf in azione

Sequestri per 11 milioni a boss della mafia

Possedeva oltre 60 case nel livornese e un conto in Liechtenstein

Sequestri per 11 milioni a boss della mafia
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Sequestri per 11 milioni di euro. Poi una 60 di case tra terreni e abitazioni sparse in tutta la provincia di Livorno. Cecina, Bibbona, Castagneto Carducci, Piombino, Suvereto, Rosignano Marittimo e San Vincenzo alcune delle città predilette dal bos Michelangelo Fedele. Un valore di oltre 6milioni di euro. A questi si aggiunge un conto in Liechtenstein dove erano custoditi altri 5.353.840 euro.

E' quanto hanno scoperto i finanzieri del comando provinciale di Firenze, unitamente ai colleghi del Comando Provinciale di Livorno, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Livorno, stanno dando esecuzione ad un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Firenze, su richiesta della stessa Procura, con cui si dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro di beni - per un valore complessivo superiore a 11 milioni di euro - riconducibili a Michelangelo Fedele, residente nel territorio della provincia di Livorno, ritenuto socialmente pericoloso.

Chi è Michelangelo Fedele

Per i finanzieri è un uomo pericoloso. Sin dal 1967 sul suo conto ci sono  plurime denunce e condanne per vari reati, tra i quali più episodi di usura, falsificazione di monete, ricettazione, estorsione, lesioni personali, sequestro di persona e violenza privata, detenzione e porto abusivo d’armi.

Poi il suo nome è venuto di nuovo fuori durante una nuova indagine nell’ambito di un’operazione condotta nel marzo 2021 dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria - G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Firenze che, sempre sotto il coordinamento della stessa Procura della Repubblica di Livorno, aveva dato esecuzione a un provvedimento del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale labronico con cui era stato disposto il sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie, anche per equivalente, fino alla concorrenza di circa 5 milioni e mezzo di euro, in gran parte detenuti all’estero.

Nella circostanza erano stati contestati i reati di riciclaggio transnazionale di proventi illeciti nonché il ricorso fraudolento alla procedura di rientro agevolato di capitali dall’estero, nota quale Voluntary Disclosure.

In relazione alle evidenze delle attività investigative, la Procura della Repubblica di Livorno ha delegato il G.I.C.O. di Firenze a svolgere apposita indagine di natura economico-patrimoniale ai sensi del “Codice Antimafia” finalizzata all’applicazione di misure di prevenzione patrimoniale, misure applicabili anche nei confronti di soggetti che per la condotta ed il tenore di vita debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che vivano abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose (c.d. “pericolosità sociale generica”).

Sul punto, una volta documentata la pericolosità sociale, l’analisi economica ha consentito di ricostruire - attraverso una complessa e articolata attività di riscontro, condotta dalla Guardia di Finanza di Firenze anche con l’ausilio dei reparti del Corpo livornesi - il patrimonio direttamente e indirettamente nella disponibilità del soggetto, accumulato in decenni di attività, il cui valore risulterebbe sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata.

Su queste basi, con il provvedimento in esecuzione, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Firenze - allo stato del procedimento ed impregiudicata ogni diversa successiva valutazione nel merito - ha decretato il sequestro, finalizzato alla confisca, di 66 unità immobiliari (tra abitazioni, terreni, fondi commerciali) ubicate tutte in provincia di Livorno tra Cecina, Bibbona, Castagneto Carducci, Piombino, Suvereto, Rosignano Marittimo e San Vincenzo, per un valore complessivo pari a 6.130.000 euro, oltre a disponibilità finanziarie in Liechtenstein, giunte dalla Svizzera, del valore di 5.353.840 euro, per un importo complessivo superiore a 11 milioni di euro.

Alla misura adottata dal Tribunale potrà seguire la confisca del patrimonio, all’esito dell’apposito procedimento nel quale il soggetto destinatario potrà dimostrare che i beni o il denaro sono di legittima provenienza o che di essi non poteva disporne direttamente o indirettamente.

L’attività di servizio in rassegna testimonia ancora una volta l’elevata attenzione della Guardia di Finanza che - nel solco delle puntuali indicazioni dell’Autorità Giudiziaria - continua a essere rivolta all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie illecitamente accumulati dalla criminalità economico-finanziaria, allo scopo di arginare l’inquinamento del mercato e favorire la libera concorrenza, con l’intento di ripristinare adeguati livelli di legalità e tutelare la sana imprenditoria assicurando la trasparenza e la sicurezza pubblica.

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