San Casciano, lo Statuto del 1357 tradotto dal latino
Per il Comune di San Casciano l'obiettivo è la realizzazione di un'edizione integrale per studenti, esperti e storici.
Lo studio della storica dell'arte Mèsi Bartoli, coadiuvata dal professor Giuliano Pinto, sulla vita del castrum medievale di San Casciano potrà diventare una pubblicazione. È l'intento del Comune di San Casciano in Val di Pesa che sta seguendo da vicino la ricerca condotta dalla studiosa che per la prima volta ha tradotto dal latino lo Statuto del 1357. Il manoscritto, redatto un anno dopo la costruzione delle mura, è conservato presso l'Archivio di Stato di Firenze. Si tratta di una prova di archeologia scritta che porta alla luce il più antico Statuto del Comune di San Casciano pervenuto ad oggi.
Il percorso del Comune
Il Comune, in collaborazione e in accordo con l’Università di Siena, ha già avviato uno specifico percorso sulla conoscenza, la valorizzazione e la tutela delle mura medievali. Perciò ha intenzione di mettere al centro di questa importante testimonianza del passato sancascianese un’operazione culturale di ampio respiro per la conoscenza e la riscoperta del Medioevo. «L’obiettivo è la realizzazione, appena possibile, di un’edizione integrale dello Statuto da mettere a disposizione degli studenti, degli esperti e degli storici – dichiara l’assessore alla Cultura Chiara Molducci – Lo strumento migliore per conoscere e rileggere in chiave contemporanea le nostre radici è la valorizzazione e lo studio delle fonti, di documenti inediti come il primo ordinamento normativo di San Casciano che tratta materie penali, commerciali, sociali, ambientali e giuridiche, abbinati alla creazione di un percorso puntuale e sistematico di studi e conferenze che permettano di approfondire e compiere ulteriori passi importanti nella ricerca sulla nostra storia».
Come nacque lo Statuto di San Casciano
Era esattamente il 1357 quando San Cassiano rinasceva «comunità» dopo un susseguirsi di assedi e di distruzioni, tra le quali, memorabili, quelle di Castruccio Castracani e di Fra’ Moriale. Conclusa la costruzione delle mura di cinta nel settembre 1356, a carico della Repubblica fiorentina che spese oltre 35mila fiorini per la sua realizzazione, si definiscono diritti e doveri degli abitanti del castello attraverso un complesso di leggi codificate nello Statuto cittadino approvato il 20 marzo 1357 da «uomini veri guelfi», iniziando così un percorso di convivenza civile. Leggi semplici ma severe, che danno la misura della vita collettiva in un castello del tardo medioevo ancora poco abitato ma destinato a crescere grazie alla sua dominante posizione geografica per il controllo viario del territorio tra Siena e Firenze.