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Rumore in nome di Giulia Cecchettin: la protesta alla Scuola superiore Sant’Anna. Sabato flash mob in piazza Signoria

Violenza sulle donne: tante le iniziative sul territorio toscano

Rumore in nome di Giulia Cecchettin: la protesta alla Scuola superiore Sant’Anna. Sabato flash mob in piazza Signoria
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Dieci minuti di rumore in nome di Giulia Cecchettin, la ragazza uccisa dall'ex fidanzato. Ennesimo femminicidio. Così le studentesse della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa hanno organizzato un sit-in, facendo rumore per 10 minuti, facendo eco così all'appello della sorella di Giulia, Elena Cecchettin, che aveva chiesto di manifestare solidarietà e di non stare in silenzio.

Quello di Pisa è uno delle tante manifestazioni che in questi giorni si svolgeranno in Toscana. Tante le piazze che si vestiranno di rosso, per dire "no alla violenza sulle donne".

Già domani, venerdì 24 novembre 2023, in Palazzo Vecchio si terrà nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio la conferenza della professoressa Anita Norcini Tosi su “Femminicidi alla corte di Francesco De’ Medici”.

"Ci siamo messe davanti all'ingresso della Scuola Sant'Anna - ha detto Gaia Contu, dottoranda del Sant'Anna e tra le promotrici dell'iniziativa - per simboleggiare la realtà quotidiana di molestie e di violenza con cui dobbiamo scontrarci e che è presente sistematicamente anche all'interno delle università".

Sabato 25 novembre flash mob in piazza Signoria

E' un appuntamento a cui hanno aderito in tantissimi quello fissato per sabato 25 novembre 2023 in piazza Signoria per dire "no alla violenza sulle donne".

"Tutta la comunità fiorentina metropolitana è chiamata a raccolta - ha detto il sindaco Dario Nardella, a margine della seduta del Consiglio Metropolitano - L’appello è che in piazza ci siano tanti uomini, vogliamo vederne tanti in piazza, perché devono essere i primi ad indignarsi e ad impegnarsi.

Il mio appello è agli uomini di tutte le età, in tutte le condizioni sociali – ha aggiunto Nardella -. Facciamoci sentire noi uomini, dobbiamo essere noi i primi a fare il primo passo, noi i primi a denunciare anche amici, colleghi di lavoro, che sappiamo comportarsi male nei confronti delle donne. Qualunque legge per quanto severa, non basterà fino a quando noi uomini non saremo in prima fila per cambiare la cultura di genere nel nostro Paese".

 

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