Rischia di non poter vedere più i figli perché non può permettersi un avvocato
«Spero che qualcuno mi aiuti».
Cristian Vacca, residente a Prato, si trova in difficoltà dopo essersi separato dalla moglie. Deve affrontare un processo ma non ha un legale. La sua storia raccontata a Bisenziosette del 27 novembre 2020.
Rischia di non poter vedere più i figli
«L’udienza è stata fissata il prossimo 27 gennaio, ma non posso più permettermi un avvocato. Spero che qualcuno si faccia avanti e accetti di assistermi, dopo aver letto la mia storia. Ho deciso di raccontarla perchè rischio, non potendomi difendere, di non vedere i miei figli sino alla maggiore età».
Il 46enne Cristian Vacca ha la voce pacata e stoica di chi è conscio di essere precipitato in un vero e proprio incubo, ma l’intenzione ferma e decisa di non mollare. Tutto, pur di non rinunciare alla crescita dei tre bambini avuti dall’ormai ex-moglie.
«Una donna rivelatasi compagna splendida per anni – ha detto Cristian – poi non so che sia successo. L’ho percepita allontanarsi, ho cercato di starle più vicino sacrificando parte del mio lavoro, di darle una mano per quanto potevo. Tutto inutile, purtroppo: per me fu l’inizio della fine, ho sopportato tutto solo per i miei figli. Ed è lo stesso motivo che mi spinge a continuare».
Tutto è iniziato alla fine del 2016: spinto anche da un’unione matrimoniale pluriennale che sembrava solida, Vacca propose alla coniuge la separazione consensuale, principalmente per ragioni economiche e lavorative. Da allora, mensilmente versa circa 1700 euro, ovvero la maggior parte del suo stipendio. Ma se inizialmente la cosa non incise sulle sue finanze, visto che i due continuavano di fatto a convivere e a costituire una coppia, quel che Cristian non poteva sapere è che la situazione sarebbe degenerata nel giro di un biennio.
La doccia fredda
«Arrivò un periodo in cui mia moglie diceva non di non farcela più, di essere stanca. Pensai lì per lì ad un malessere passeggero. Lavoravo molto, scelsi di prendermi del tempo per starle accanto – ha ricordato Cristian – le cose sembravano migliorare, in un primo tempo. Poi però, dal gennaio dello scorso anno, ha iniziato a portare avanti una serie di atteggiamenti nei miei confronti a mio avviso incomprensibili. Mi vietava di dormire il giorno dopo i turni lavorativi, mi impediva l’utilizzo del bagno e della cucina del nostro appartamento. Una volta mi disse di aver avuto una relazione con il capo dell’azienda presso cui effettuava uno stage, salvo smentire tutto dopo un mio colloquio con l’uomo in questione. E iniziò a picchiarmi. Nell’agosto del 2019 eravamo al parco dell’Ex-Ippodromo, stavamo discutendo. Di punto in bianco, mi rifilò un calcio al collo che ha richiesto un accesso in “codice 1” al pronto soccorso. Cinque giorni di prognosi».
E a Cristian crolla il mondo addosso: pochi giorni dopo, l’ex-compagna lo denuncia per violenza e lui fa lo stesso il giorno seguente, il 28 agosto. I due continuano a convivere, nonostante tutto. Fino al 20 settembre.
«Mia moglie, rifacendosi alla separazione di tre anni prima, chiamò le forze dell’ordine e mi cacciò dall’appartamento – ha affermato Cristian – agli agenti disse di avermi permesso di vivere ancora lì. Ma ha ritrattato più volte la versione».
Nei due mesi successivi, sia Cristian che l’ex-consorte vengono indagati.
«Il 27 febbraio scorso è stata richiesta l’archiviazione per entrambi – ha detto Cristian – io però mi sono opposto: voglio andare fino in fondo. E nel marzo del 2021 verrà stabilito se procedere o meno con le indagini».
Poi il coronavirus...
Poi è arrivata anche l’emergenza-virus.
«Ho trascorso il lockdown e il periodo successivo con buste paga da 100 euro al mese o poco più. Ho temuto di aver preso il virus a causa di una febbre durata venti giorni, anche se al test risultai negativo. Ho passato quasi due mesi chiuso nel monolocale in cui vivo – ha continuato Vacca – alcuni miei amici mi procuravano il cibo, così come i carabinieri mi portavano le medicine. Devo molto a tutti loro e li ringrazio».
E all’inizio dell’estate, l’ennesima doccia fredda.
«Gli incaricati dei Servizi Sociali del Comune e di Ufsmia – Asl Toscana Centro , in udienza al Tribunale dei Minori, mi hanno accusato di aver richiesto alla pediatra dei bambini un foglio che attestasse abusi subìti – le parole dell’uomo – ho sporto querela per diffamazione. E il 3 settembre, il giudice ha rinviato la decisione al tribunale ordinario. Anche per altri aspetti, come la revisione delle condizioni di separazione». Non fosse che il 23 settembre, l’ex-sposa ha presentato reclamo, alzando la posta e chiedendo la decadenza della responsabilità genitoriale per l’ex-marito nei confronti della prole. Cristian si giocherà tutto alla fine di gennaio. Ma non può più permettersi un legale. Da qui, l’appello. «E’ dura, ma resisto - ha concluso – voglio solo una cosa: che i miei figli ritrovino serenità”.