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Rinviato lo sfratto alla moschea di Firenze: c'è la proroga fino all'8 giugno

Sembra che sia in corso una trattativa per la compravendita di un altro spazio, ma su cui c'è massimo riserbo

Rinviato lo sfratto alla moschea di Firenze: c'è la proroga fino all'8 giugno
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Dovevano lasciare l'immobile di piazza dei Ciompi a Firenze oggi, giovedì 27 aprile 2023. La comunità islamica è riuscita a ottenere un altro rinvio, questa volta con scadenza il prossimo 8 giugno 2023.   L'imam  Izzedin Elzir, però, aveva chiesto sei mesi come dead line per ottenere un'altra sistemazione. Niente da fare.

L'ufficiale giudiziario, incaricato dal tribunale per la notifica, è entrato nella struttura intorno alle 9.30 insieme a rappresentanti della proprietà e ha incontrato i responsabili per circa mezz'ora - scrive l'Ansa - Ad aspettare l'arrivo dell'ufficiale giudiziario alcune decine di fedeli, più numerosi giornalisti e alcuni cittadini.

Tra gli altri erano presenti, il presidente della comunità ebraica fiorentina Enrico Fink e il direttore del seminario arcivescovile monsignor Alfredo Iacopozzi, oltre agli assessori comunali Sara Funaro e Andrea Giorgio. Sia l'attesa sia le operazioni di notifica degli atti si sono svolte in un clima di tranquillità e senza tensioni.

Adesso la proprietà chiede l'intervento delle forze dell'ordine

Lo sfratto, voluto dalla proprietà Finvi immobiliare, arriva dopo alcuni mesi di affitto non pagati dalla comunità islamica durante il Covid. I debiti, però, come ha più volte ribadito l'Imam sono stati saldati. Ma ormai l'iter era già partito. Lo scorso 16 dicembre ci fu un altro tentativo di sgombero. Ma anche in quel caso c'erano centinaia di fedeli in preghiera.

Nonostante le preoccupazioni, non c'è stato alcun clima di tensione

Ieri, mercoledì 27 aprile,  il sindaco Dario Nardella aveva auspicato in una soluzione di buon senso.

«Mi auguro che si faccia di tutto per evitare qualunque possibile problema d'ordine pubblico", aggiungendo: "Tutti noi dobbiamo andare incontro alle esigenze della comunità islamica, che chiede solo un po' di tempo in più per arrivare a una soluzione su cui, lo posso testimoniare, sta lavorando molto seriamente". E ancora: "Stiamo parlando di un diritto fondamentale di ogni comunità religiosa, quello di pregare, e non avere dove farlo non è un problema privato, ma riguarda tutta la città e la comunità pubblica».

Adesso resta da capire se entro l'8 giugno la comunità islamica troverà un altro spazio di preghiera. Sembra che sia in corso una trattativa, ma su cui c'è massimo riserbo.

Le voci dei fedeli il giorno prima dello sfratto

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