una tragedia annunciata

Quei 110mila metri quadrati della raffineria classificati come sito a "rischio di incidente rilevante"

L'ubicazione del deposito, situato nelle vicinanze delle principali vie di comunicazione

Quei 110mila metri quadrati della raffineria classificati come sito a "rischio di incidente rilevante"
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L’area interessata dall’incidente a Calenzano è classificata nel Piano di protezione civile comunale di Calenzano come impianto considerato a rischio di incidente rilevante. Non una fatalità, dunque, quella successa la mattina di lunedì, 9 dicembre 2024, ma un fatto che rientra nell’ordine di un sito dove sono stoccati 162 mila tonnellate di combustibili fossili, tra benzina, gasolio e petrolio (probabilmente Kerosene).

Era il 2008 quando per la prima volta in provincia di Firenze viene firmato Piano di Emergenza Esterna dello stabilimento ENI di Calenzano. Il documento, il primo del suo genere sottoscritto in provincia di Firenze, è stato predisposto dalla Prefettura d’intesa con la Regione Toscana e in collaborazione con la direzione dell’impianto e i diversi enti coinvolti.

Deposito in una zona industriale

Tutto questo data anche l’ubicazione del deposito, situato nelle vicinanze delle principali vie di comunicazione (a 40 metri dalla linea ferroviaria Bologna-Firenze, a 800 metri dall’A1, a 1.400 metri dall’A11, a 960 metri dalla stazione ferroviaria di Calenzano, nonché a 6 km dall’aeroporto di Firenze).

Si tratta di un deposito per la ricezione e la spedizione di gasolio (132.000 tonnellate), petrolio (4000 tonnellate) e benzina (16.125 tonnellate). Il tutto si estende su una superficie di 110mila metri quadrati. Intorno ci sono ci sono uffici e attività commerciali, che la mattina di lunedì hanno sentito bene il forte boato.

I carburanti arrivano dalla raffineria di Livorno tramite oleodotto e, dopo essere stati stoccati, vengono trasferiti ai punti di vendita per mezzo di autobotti.

E adesso il sindaco di Calenzano si accorge che quel sito è a rischio e chiama in caso le istituzioni

"Bisogna interrogarci - ha detto nelle scorse ore - se questo impianto sia compatibile con questo territorio". Nelle prossime anche un incontro con la Prefettura per valutare tutte le ulteriori misure di sicurezza da assumere e fare il punto della situazione".

Il videoservizio di Italia7, televisione del nostro gruppo editoriale Netweek:

Scongiurati danni ambientali

Acconto alle vittime di questa tragedia ci potevano essere danni ambientali irreparabili. Arpat ha scongiurato danni di inquinamento così come Publiacqua. Ma quanto quel sito è sicuro e quanto tutto questo può essere inevitabile in futuro?

Secondo un elaborato tecnico del Comune di Calenzano del 2020, ogni mese vengono movimentate in entrata o in uscita 12.868 tonnellate di sostanze infiammabili: all’anno significa oltre 153mila tonnellate. Quando il materiale arriva, viene stoccato in serbatoi, poi c’è la spedizione. Una sala controllo supervisiona le operazioni di riempimento e di carico delle autobotti.

Una tragedia annunciata

Lo storia ha invece inizio negli anni '50, quando, certo, la zona dove è ubicata la raffineria era diversa da oggi, ma sicuramente qualche interrogativo sarebbe stato necessario porcelo prima e non a tragedia consumata. Aveva provata a farla Maurizio Marchi di Medicina e La Città Invisibile in un’intervista del 2020 dove parlava dei rischi.

"I principali rischi sono, a mio avviso di quattro ordini: 1: incidenti catastrofici (esplosioni, anche a catena, incendi) 2: sversamenti “silenziosi”, prolungati nel tempo, come già avvenuto a Livorno, al sito ENI di Pomezia e probabilmente in altri siti petroliferi non solo ENI, a danno delle falde idriche 3: l’impatto sulla salute dei lavoratori e dei cittadini circostanti gli impianti 4: i consumi petroliferi diffusi sulle strade, nelle città (pensiamo allo stato pietoso in cui versa il centro di Firenze con il traffico di auto e scooter".

Parole che oggi risuonano come una profezia.

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