«Quel parroco ha portato via soldi alla nonna». Il caso in una chiesa pistoiese
La denuncia da parte della famiglia della donna che frequenta una parrocchia del pistoiese: il racconto del nipote, Gianmarco Meoni nell'intervista rilasciata al "Giornale di Pistoia e della Valdinievole". Ed il caso sta andando avanti nei nuovi numeri del nostro settimanale.
L'intervista pubblicata il 4 gennaio scorso sul "Giornale di Pistoia e della Valdinievole" con la denuncia del nipote dell'anziana, Gianmarco Meoni, sulla sparizione di somme di denaro: nel mirino il prete di una parrocchia del pistoiese dove la donna va a messa.
L'intervista a Gianmarco Meoni
«Quel parroco, secondo noi, ha portato via denaro ad una nostra familiare in stato di semi infermità e incapacità di intendere e volere».
L’accusa è di quelle gravi, da qualunque lato la si guardi della vicenda, soprattutto perché le richieste di chiarimenti, finora, sono cadute nel vuoto.
Questo è quello che sostiene la famiglia di Giuseppina Seghi, un’ottantenne che abita nella piana pistoiese, intenzionata ad avere spiegazioni dettagliate su che fine hanno fatto i soldi che il parroco dove va a messa ha ricevuto da lei.
La vicenda, secondo la famiglia, è molto semplice. Un anno fa i parenti di Giuseppina Seghi si erano accorti che l’anziana consegnava alla parrocchia grosse somme di denaro se rapportate al suo tenore di vita. Non sembravano donazioni per intendersi. Così si era rivolta prima al parroco per avere spiegazioni e dopo, non avendo avuto risposte da lui, ai suoi superiori affinché la cosa finisse immediatamente. Invece, recentemente, i familiari si sono resi conto che la cosa è andata avanti ed è peggiorata, tant’è che, da un libretto postale, sono spariti altri 700 euro. Gianmarco Meoni, il nipote, ha voluto portare alla luce la vicenda.
Ci fa un quadro della situazione?
«Mia nonna da circa otto anni ha difficoltà a camminare perché si è rotta il bacino e deve essere accudita. Inoltre ha problemi di pressione ed ha il morbo di Parkinson: si parla di una persona molto fragile e certamente facilmente manipolabile. Tant’è che adesso siamo stati costretti a far nominare un tutore».
Cos’è successo a sua nonna?
«Già da qualche anno il parroco della chiesa che frequenta le chiedeva soldi a titolo di beneficenza per i suoi viaggi in India, per la parrocchia in generale e per messe in suffragio di mio nonno. Noi pensavamo si trattasse di cifre contenute».
Tutto normale sembra, o no?
«Veramente da un paio di mesi a questa parte abbiamo scoperto, facendo un controllo del libretto postale della nonna, che mancano svariate centinaia di euro. Si parla di settecento euro spariti in due mesi».
E voi pensate che non li può aver donati spontaneamente?
«No, è proprio questo il problema. È venuto fuori che questi soldi sono stati consegnati da mia nonna al parroco su sua richiesta. Fatto ancor più grave è che, secondo noi della famiglia, questo prete voleva tenere tutto nascosto. Infatti quando le chiedeva il denaro voleva che fosse lei, di persona, a portarglielo. Evidentemente perché la cosa non si sapesse. Tra l’altro una volta mia nonna ha affidato il denaro a una seconda persona, affinché lo consegnasse al prete. Nella busta ci dovevano essere, pare, 450 euro. Invece lui ne ha trovati solo 250 ed ha chiamato a casa con un tono certamente non caritatevole dicendole: “Io devo andare in India, fai te”. Fatto che a noi della famiglia è suonato come una minaccia».
Ma basta questo per dire che non sono donazioni spontanee?
«Lei è sempre stata una persona di chiesa, questo è vero, tuttavia alla fine dei conti è una persona incapace di intendere e di volere. Non si possono andare a chiedere dei soldi ad una persona del genere. E men che meno cifre così alte. Comunque, prima dell’ammanco dei settecento euro negli ultimi due mesi, ci eravamo accorti che qualcosa non andava e che sparivano troppi soldi. Avevamo parlato, in proposito, col coordinatore dei parroci della zona della chiesa: gli avevamo spiegato la situazione, dicendo che non volevamo sporgere denuncia o altro, ma la cosa doveva finire. Lui ci aveva assicurato che non ci sarebbero stati più problemi. Si parla di circa un anno fa».
Invece?
«La cosa è andata avanti e sono spariti altri 700 euro. Senza nemmeno avere una ricevuta, tra l’altro. Quindi abbiamo richiesto un incontro col coordinatore e col vescovo ma non ci è stato detto niente. Il vescovo, ad oggi, non ci ha né risposto e nemmeno ricevuto».
Cosa volete fare adesso?
«Visto questo atteggiamento di chiusura siamo costretti a battere altre strade, forse anche quelle legali. Anche perché non dico che questa vicenda si possa definire un furto, ma di certo limpida non è. Non è normale che il parroco dica a proposito dei soldi a mia nonna: “me li devi portare te, da sola, senza farti accompagnare e non lo devi far sapere a nessuno”. Sono frasi abbastanza inquietanti».
Questo prete come si è giustificato con voi?
«In nessun modo, perché con noi non vuol parlare».
Se la nonna è gravemente malata e deve essere accudita, come faceva a portare i soldi al prete?
«Perché non è inferma totale e con la badante a messa ce la mandavamo, ma non immaginavamo quello che succedeva».
A questo punto cosa volete fare?
«Intendiamo aspettare ancora qualche giorno poi, se nessuno si farà vivo dandoci spiegazioni, non escludiamo di adire le vie legali e rivolgerci ai carabinieri per sporgere denuncia».
Però tutto ciò è difficile da dimostrare, la nonna potrebbe anche aver dato i soldi ad altri o no?
«Non so quanto possano essere utilizzabili in sede legale queste cose, però alcune telefonate sono state sentite anche da mio zio, ecco perché sappiamo tutti questi particolari. Altre telefonate le abbiamo registrate. Ripeto, non so se possono avere un valore probatorio, ma di certo dimostrano i fatti. Qualora non si vada per via legale, vogliamo comunque che il problema sia noto e che la gente sia informata dei fatti in modo che non succeda ad altri quello che è successo a mia nonna nell’ultimo anno».
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